Il Task Masking è una modalità di comportamento scorretto che molti giovani della Generazione Z tengono sul posto di lavoro per sembrare più impegnati di quanto siano.
Da quando le aziende hanno imposto ai dipendenti il ritorno in ufficio dopo anni di smart working post-pandemia, sostenendo a torto o a ragione che una maggiore presenza equivale a una maggiore produttività, alcuni giovani lavoratori, in una sorta di ribellione, fanno finta di lavorare simulando telefonate, facendo ragionamenti a voce alta davanti al computer e digitando rumorosamente sulla tastiera, in modo da sembrare super impegnati agli occhi dei responsabili.
Una rapida ricerca su TikTok evidenzia diversi video con consigli su come apparire impegnati in ufficio; tra i suggerimenti più frequenti ci sono: camminare velocemente con un computer portatile infilato sotto al braccio, digitare rumorosamente, partecipare a conf-call e meeting non reali con inesistenti colleghi e clienti.
L'importante è mascherare il vero carico di lavoro, facendosi notare da colleghi e responsabili per il grande impegno profuso, nella realtà molto più basso.
Le aziende che chiedono ai propri dipendenti di tornare in ufficio, inviano il messaggio "presenza equivale a produttività", che però stride con le convinzioni dei giovani lavoratori che lo vivono come un attacco alla vita privata e alla flessibilità a cui non si riesce più a rinunciare; secondo la Generazione Z "lavoro in presenza e risultati non sono strettamente collegati".