giovedì 25 agosto 2016

Workaholism: nell'era digitale il troppo lavoro diventa una dipendenza

Con la definizione americana Workaholism si identifica la sindrome da dipendenza dal lavoro.

Nell'era digitale always on che stiamo vivendo questa problematica è sempre più frequente e può arrivare ad essere una vera e propria patologia.
Per determinate tipologie di mestieri, essendo ormai sempre connessi con smartphone e tablet, è semplice continuare a lavorare anche quando non si è nel posto ed in orario di lavoro o si è addirittura in vacanza, pertanto è più difficile riuscire effettivamente a "staccare la spina".


Quali sono i sintomi del workaholism ?

  • Tendenza ossessiva a pensare al lavoro
  • Preoccupazione continua nel ripensare al lavoro svolto in passato
  • Ansia pensando al lavoro che si dovrà svolgere in futuro
  • Nervosismo ed impulsività generale in tutte le situazioni
  • Impazienza 
  • Compulsività nella consultazione degli strumenti che afferiscono al lavoro (Email, Internet, documenti su PC o in Cloud)

Da una vita troppo lavoro-centrica ne possono conseguire disturbi fisici dovuti a:
  • Stress fisico e mentale
  • Somatizzazione 
  • Insonnia
  • Disordine alimentare (pasti veloci o addirittura saltati, trash food, alcool, caffeina, ecc. )
  • Sedentarietà
  • Utilizzo di medicinali di supporto.

Cause

  • Necessità di lavorare di più a causa di difficoltà economiche
  • Paura di perdere il lavoro
  • Forte desiderio di fare carriera e raggiungere la posizione desiderata
  • Eccessiva ambizione di successo, potere e soldi
  • Organizzazione del lavoro non efficiente
  • Mancanza di soddisfazioni in ambito non lavorativo.


Conseguenze

Oltre ai problemi sulla salute, ci sono ripercussioni anche nei rapporti sociali in ambito privato oltre che lavorativo.
Per un individuo workaholic è inevitabile un progressivo distacco dalla famiglia ed anche nel contesto lavorativo possono determinarsi situazioni negative nel relazionarsi con gli altri.
Il disordine introdotto da un comportamento non lucido ed anche ad un controllo eccessivo su colleghi e collaboratori sono aspetti controproducenti.
Il clima sul posto di lavoro ne può risentire negativamente a causa della pressione che il soggetto, soprattutto se ha delle responsabilità di management, esercita sugli altri pretendendo lo stesso impegno continuativo: le persone diventano solo risorse, strumenti utili al raggiungimento degli obiettivi lavorativi.

Il lavorare senza sosta in modo compulsivo è una patologia psicologica che può essere assimilata alla dipendenza dal gioco d’azzardo, oltretutto è facile caderci perché non viene vissuta dal soggetto come un vizio da condannare ma anzi viene giustificata diventando un vanto per la propria coscienza.


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venerdì 5 agosto 2016

F.O.M.O: la paura di perdersi qualcosa online

L'acronimo FOMO indica Fear Of Missing Out e cioè l'ansia che spinge molte persone a consultare continuamente i Social Network per paura di perderci qualcosa.

Direttamente collegata anche alla Nomofobia (paura di rimanere disconnessi), la FOMO è una vera e propria patologia psicologica che incide nei comportamenti della gente molto più di quello che sembra. Nelle forme più pervasive è sintomo e nel contempo causa di insoddisfazione e solitudine.

Una persona che soffre di nomofobia ha una paura sproporzionata di rimanere disconnesso dalla rete mobile e/o di non disporre dello smartphone, pertanto controlla spesso lo stato della batteria e se nella zona in cui si trova c'è campo.  
Chi soffre di FOMO invece consulta di continuo Facebook, Whatsapp, Instagram, G+, Twitter, ecc. con il timore di perdere il controllo sulle cose scorrono online e quindi l'ansia di restare emarginati, di restare indietro rispetto agli altri. 

In entrambi i casi si vive in una costante apprensione e si è pericolosamente distratti rispetto al contesto reale. La voglia di rimanere al passo con gli ultimi post è così intensa da far trascurare anche la sicurezza personale, ad esempio è facile trovare persone che navigano sui Social Network mentre si guida.



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