domenica 29 marzo 2015

Ma 'ndo vai se il Big Data non ce l'hai ?

Stiamo vivendo gli anni del Big Data e del Cloud, in questo periodo storico qualsiasi soluzione informatica sembra non poterne fare a meno, soprattutto a livello commerciale e comunicativo però.

Ormai ne parlano tutti, non si può realizzare ma soprattutto vendere o comprare un'architettura software che non abbia questi 2 aspetti ben evidenti.  Chi non lo fa è out.
Una spruzzata qua e la di Big Data e Cloud ci sta sempre bene, serve per far vedere che si sta sulla cresta dell'onda, che si seguono le nuove tecnologie e le tendenze del mercato, poi chissenefrega se invece in quel caso non servono.

Siamo arrivati al punto in cui per registrare 1000 records e farci qualche conteggio statistico sopra, si parla di Big Data ed Analitycs (ecco un'altra parola magica di questi anni), il tutto possibilmente in Cloud.

Sono le mode del mondo IT, chi ci vive da sempre ha imparato a riconoscerle e anche a sfruttarle.

Nel periodo a cavallo tra il vecchio ed il nuovo secolo si parlava solo di Data WareHouse, un qualsiasi database veniva descritto come DWH, non importava se ne avesse effettivamente le caratteristiche, l'importante era utilizzare questa locuzione difficile per enfatizzare il tutto.

Poi a seguire sono arrivate l'EAI (Enterprise Application Architecture), la SOA (Service Oriented Architecture) e la BI (Business Intelligence) che, oltre a imporre realmente nuove tecnologie e metodologie strutturate, sono servite a riempire, troppo spesso anche a sproposito, presentazioni ed articoli per più di un decennio.

Fa comodo a tutti dare enfasi a prodotti, soluzioni ed architetture utilizzando termini cool di ampio respiro, aiuta a vendere ma anche a comprare.

Poi, come tutte le mode passano e di queste tecnologie diventa difficile anche parlarne quando invece servono effettivamente e devono essere utilizzate.
Ci sarà sempre qualcuno che ti dirà "io di queste cose ne parlavo 10 anni fa" presupponendo quindi una tua scarsa visione innovativa, allora è sempre meglio proporre quello che gli interlocutori si aspettano e vogliono sentirsi dire, anche se le soluzioni non sono completamente appropriate al contesto.

I veri professionisti ed amanti dell'Information Technology sanno riconoscere dopo pochi minuti chi parla con cognizione di causa e coloro che invece si riempiono la bocca con tematiche più grandi di loro per sentirsi adeguati. Quest'ultimi non bisogna mai contraddirli, basta guardarli e sorridere, in cuor loro sanno che tu sai.

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mercoledì 18 marzo 2015

Tira più un PDF che un carro di buoi

Non può si fare a meno di notare quanto spazio venga dedicato al nude look femminile ed al gossip soft erotico nelle homepage dei più importanti quotidiani sportivi.
Fermo restando che trovarsi di fronte una foto di Belen è sempre un piacere per tutti (o quasi) noi maschietti, la cosa che colpisce è la numerosità di questi spot/fotogallery/news e le modalità subdole con cui vengono proposti.

Qualsiasi scusa, tirata per i capelli o spesso proprio inventata, è buona per fare un titolo invitante da collegare in qualche modo al mondo dello sport o ai suoi protagonisti e piazzare un culo perizomato e un paio di tette ben posizionate in prima pagina. 

Sarei molto curioso di conoscere gli analytics di questi famosi portali, vorrei verificare il numero di accessi, i canali di acquisizione e le statistiche del comportamento dei visitatori per capire come si giustifica una proposta così invasiva rispetto alle notizie sportive.

Una cosa è certa, una scelta editoriale di questo tipo, fatta da testate importanti differenti, non è casuale ed ha sicuramente un ritorno economico significativo.

Probabilmente si punta sull'istinto del maschio italiano che, una volta entrato sul sito per leggere news della propria squadra del cuore, viene distratto dalla foto di una bella gnocca e sfogliando la fotogallery si dimentica anche per chi fa il tifo.

Non credo che ci sia chi entra appositamente per quel motivo in Tuttosport, SportmediasetGazzetta o Corriere dello Sport ma, una volta elaborato l'input visivo, l'attrazione verso l'altro sesso supera ogni altro tipo di curiosità.
Su questo aspetto fanno leva le strategie di web marketing di questi giornali, in pratica sono le stesse dei piccoli blog che inseriscono banner porno per recuperare qualche soldo.

Così crescono i tempi di permanenza nel sito, i Pay per Click ed i Pay per Impression aumentano e di conseguenza anche le revenue.

Nessuno scandalo, da vecchio bacchettone quale sono però devo dire che mi sembra evidente una caduta di stile.

Pecunia non olet, mi domando però come facciano le grandi firme giornalistiche ad accettare che i loro articoli ed editoriali vadano a finire vicino ai selfie scattati in bagno da qualche WAGS (Wives And Girlfriends of Sportsmen).

Si parla di sport, in fondo un argomento leggero, ma la tendenza sta estendendosi anche ai giornali generalisti.

Le entrate economiche dovute alle vendite delle copie cartacee diminuiscono sempre di più, in qualche modo vanno compensate e si sa che da sempre........Tira più un P.D.F. che un carro di buoi.






martedì 17 marzo 2015

Il rapporto tra Innovazione e Guerra

Prendo spunto da un articolo pubblicato su Forbes.com per fare delle considerazioni sul rapporto controverso tra l'innovazione e la guerra.
Di seguito c'è la traduzione dell'articolo in italiano per una più facile lettura e condivisione, alla fine alcune riflessioni.

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Libera traduzione da 4 Innovation lessons from the history of Warfare di Greg Satell del 14/03/2015.

4 Lezioni di innovazione dalla storia della guerra

Cosa hanno in comune la bomba all'idrogeno, i missili balistici minuteman e le armi di precisione teleguidate ?  Hanno tutte dato un contributo fondamentale alla tecnologia che utilizziamo normalmente nella vita di tutti i giorni. È un fatto curioso che la moderna società civile sia alimentata dalla tecnologia della guerra.

Ancora oggi, i fondi stanziati per la sicurezza nazionale continuano a svolgere un ruolo importante per l'evoluzione della tecnologia. Mentre i politici discutono di energia verde, la ricerca militare sta andando avanti a tutto gas. DARPA, l'agenzia che ha realizzato Internet, ha contribuito a inventare le automobili che si guidano da sole. La CIA anche ha un proprio fondo da investire.

Molti credono che l'enorme impatto che i militari hanno sulla tecnologia sia una questione morale e potrebbero essere nel giusto. Tuttavia, tralasciando ciò, si può anche imparare molto sull'innovazione, studiando la storia della guerra. Nel suo libro, "War made new", Max Boot ci dà la possibilità di fare proprio questo, fornendo realmente grandi approfondimenti per chiunque sia interessato all'innovazione.

1. Quando una nuova tecnologia appare per la prima volta, non abbiamo idea di cosa farci

Tendiamo a pensare che la tecnologia sia determinante. Con il motore a vapore iniziò la prima rivoluzione industriale. Elettricità e motore a scoppio alimentarono il secondo periodo. Il personal computing ha portato word processor e fogli di calcolo, cambiando le modalità di lavoro negli uffici. La stampa 3D e le altre tecnologie associate stanno creando una nuova rivoluzione industriale.

Ma una delle cose che rende l'innovazione così diabolicamente difficile è che quando si scopre una nuova tecnologia, nessuno è del tutto sicuro sul cosa farci, compreso l'inventore (e in alcuni casi soprattutto l'inventore). Quindi, ciò che spesso accade è che la nuova tecnologia sia inquadrata nel contesto di vecchi problemi o venga accantonata dopo un successo iniziale.

Max Boot fornisce un esempio particolarmente calzante raccontando un evento accaduto durante una battaglia navale tra l'Austria e l'Italia nel 1866. Quando il combattimento era sostanzialmente in pareggio, una nave austriaca affondò l'ammiraglia italiana speronandola con una imbarcazione fatta di ferro. Successivamente per decenni si è pensato che lo speronamento con navi in ferro fosse la nuova "killer app" della guerra navale.

C'è voluto un po' poi per capire che la strategia migliore fosse quella di costruire enormi navi da guerra con una potenza di fuoco devastante, cosa che non era possibile con le imbarcazioni di legno.
Così come, nei combattimenti con fucili ed armi a ripetizione, ci sono voluti decenni per rendersi conto che le linee statiche di fucilieri favoriscono gli avversari che invece si schierano con formazioni di combattimento decentrate.


2. Coloro che si muovono per secondi, lo fanno spesso nel modo migliore

Ci hanno insegnato a scuola di come i tedeschi abbiamo utilizzato la "guerra lampo" con effetti devastanti durante le battaglie iniziali della seconda guerra mondiale. Tuttavia, è molto meno noto che la guerra con i carri armati è stata effettivamente inventata dagli inglesi, i quali però non si sono da subito impegnati per sfruttare la nuova tecnologia.

La storia di quello che è successo parla chiaro. Winston Churchill, quando era primo ammiraglio durante la prima guerra mondiale, esortò la marina militare a costruire "carri rivestiti d'acciaio" sul telaio dei trattori  Però in battaglia, tali macchine mal progettate si ruppero e quindi vennero accantonate dagli affari militari britannici.

I tedeschi invece, non avendo sperimentato insuccessi, videro grandi possibilità nel poter coordinare via radio le unità mobili di terra con l'aviazione. Ne è risultato un nuovo tipo di guerra che ha portato a successi incredibili all'inizio della guerra. Se non fosse per la capacità industriale senza precedenti degli Stati Uniti, gli alleati non li avrebbero mai raggiunti.

I primi utilizzatori sono spesso considerati in vantaggio perché effettivamente hanno un vantaggio temporale. Tuttavia, il loro punto di vista sulla nuova tecnologia spesso può risultare distorta dalle prime inaffidabili versioni e dalla mancanza di tecnologie complementari.
Coloro che si muovono per secondi invece, possono vedere nuove possibilità che non erano evidenti nei primi giorni.


3. Demandare la decisione ai livelli più bassi

Un altro vantaggio che la Germania aveva nella seconda guerra mondiale era la struttura di comando. Mentre quella degli alleati era fortemente centralizzata, l'autorità dell'esercito tedesco era molto più distribuita. Questo ha permesso loro di improvvisare maggiormente, sperimentando sul campo ed arrivando a fare un miglior uso delle nuove tecnologie.

Gli strateghi spesso danno per scontato che, essendo meno coinvolti nella battaglia vera e propria, si sia più lucidi per trovare soluzioni migliori. Invece è chi opera sul campo che è in grado di vedere i problemi e valutare le opportunità che ai gradi più elevati rischiano di sfuggire.
Come specificato sopra, una nuova tecnologia difficilmente funziona esattamente come è stata pensata, ma è chi sta in prima linea che troverà la giusta impostazione.

Non è stato solo grazie ai carri armati ed agli aerei che i tedeschi fecero una guerra lampo così efficace, svolse un ruolo importante anche la radio installata su ogni loro carro armato. Ciò permise alle forze dell'asse di fare veloci aggiustamenti e reagire rapidamente agli eventi imprevisti.

Oggi, nella maggior parte degli ambienti militari viene utilizzata la dottrina del "Commander's intent", in cui ai ranghi più bassi vengono assegnati obiettivi specifici e devono capire come raggiungerli da soli. Purtroppo nel mondo delle imprese non è una direttiva sempre seguita.


4. La quantità ha la propria qualità

Nonostante i vantaggi nella tecnologia, la pianificazione, la dottrina e la professionalità dei suoi soldati, i tedeschi hanno perso la guerra. Ma la ragione non è stato un fallimento nella strategia o nell'esecuzione, ma piuttosto una diversa tecnologia che è stato perfezionata nelle catene di montaggio degli Stati Uniti.

Quando pensiamo agli eroi della seconda guerra mondiale, vengono in mente i grandi generali come Eisenhower e Patton, ma Henry Ford non fu meno importante. Max Boot osserva che già nel 1942 l'America produceva di più di tutti i suoi nemici insieme. Questo si è rivelato un vantaggio decisivo che ha determinato l'esito della guerra.

Come fanno notare Bob Sutton e Huggy Rao nel loro libro, "Scaling Up Eccellence", molte aziende giovani e promettenti che si concentrano nella ricerca della "next big thing", spesso falliscono perché non riescono a scalare sufficientemente. Invece, altri operatori efficienti spesso riescono a capitalizzare innovazioni sviluppate da altri. Un prodotto può essere venduto solo se si riesce a portarlo sul mercato.

Ad esempio, questo aspetto è stato fondamentale per il successo della Apple in Tim Cook. La società arriva raramente prima sul mercato proponendo delle nuove funzionalità, ma la sua capacità di sviluppare e spedire i nuovi prodotti su larga scala è senza pari nel suo settore di mercato e probabilmente in qualsiasi altro.


Cincinnato rinato

Molti penserebbero ad un atto d'accusa verso la società moderna che dedica tanto impegno e risorse alla guerra. Spendiamo di più per lo sviluppo di metodi efficaci per ucciderci a vicenda che per capire come guarire i malati, nutrire gli affamati o qualsiasi altra cosa. Mentre abbiamo tagliato i budget per un vaccino contro l'Ebola, gli enormi costi del programma "Joint Strike Fighter" vengono superati senza ostacoli.

Ma questa visione non è corretta. Sin dai tempi antichi la guerra è stata parte integrante nella costruzione di una società di successo. Il fatto è semplicemente che l'umanità nel nostro tempo è diventata meno violenta. Anche la povertà e la malattia sono significativamente diminuite. Noi ora stiamo per tanti aspetti meglio di quanto fossimo mai stati.

Gran parte del motivo è che, proprio come il grande condottiero romano Cincinnato, siamo stati in grado di trasformare la vittoria in battaglia in prosperità in pace. Le decisioni prese quando la vita e la morte sono in bilico possono avere una lucidità che in altri casi non si ha. Almeno in questo senso, la guerra può essere istruttiva.

Tuttavia è deplorevole che riusciamo così avidamente a raccogliere ingenti risorse per costruire una tecnologia più efficiente per uccidere e distruggere, ma invece non riusciamo così facilmente a finanziare in modo adeguato i programmi di pace. 
Forse la lezione più importante che possiamo imparare dalle guerre del passato è che dovremmo combattere meno di loro.

Articolo su Forbes di Greg Satell, consulente aziendale statunitense. 

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Considerazioni

In questi casi si rischia di cadere nelle ovvietà, esprimendo con frasi fatte dei valori incontestabili ed universali per tutti (o quasi) tipo "Viva la Pace e abbasso la Guerra", "il Bene vince sul male", "non è possibile spendere i soldi per le armi e far morire di fame i bambini", "non è la tecnologia ad essere cattiva ma l'uomo", ecc.
Non voglio discutere delle implicazioni morali, quindi mi soffermo solo sul rapporto che c'è tra tecnologia e guerra.

Nell'articolo vengono messi in evidenza solo casi in cui è stata inventata una tecnologia per usi militari. Ma accade anche il contrario.

Quante volte sono stati utilizzati normalissimi telefonini come inneschi per le bombe, quante volte la propaganda di guerra viene diffusa sui canali di telecomunicazione civili ?
Quante volte viene usata la rete cellulare per la localizzazione di obiettivi militari ?
Quanti aerei sono stati dirottati per motivi di guerra dichiarata o terrorismo ?
Quante autobombe ci sono state ? e non credo che le auto siano state inventate per fare la guerra.

Nonostante sia assolutamente vero che la guerra da spesso un impulso alla ricerca, è anche incontestabile che l'evoluzione dei prodotti che stanno sul normale mercato va ad una velocità doppia rispetto a quelli militari.
A parte pochi eserciti, in tempo di pace le tecnologie usate dai militari sono sempre un passo indietro rispetto a quelle "ultimo grido" sul mercato.

Non credo quindi che senza guerre l'evoluzione tecnologica avrebbe rallentato molto, le soluzioni sarebbero comunque arrivate nel breve periodo perché sono il mercato e l'economia che muovono tutto, guerre comprese.

L'uomo da sempre costruisce ed utilizza strumenti per i propri scopi e lo fa nel momento in cui ne ha bisogno. Se serve li pensa, li realizza e li usa.
La tecnologia, ora digitale, in passato di altro tipo, non è altro che la via per crearli questi strumenti, indipendentemente se il contesto sia di guerra o di pace.

L'innovazione non è mai fine a se stessa, si innova veramente solo se il frutto di tale attività cambia in qualche modo le cose, possibilmente in meglio.

La famosa frase di Henry Ford "C'è vero progresso solo quando i vantaggi della nuova tecnologia diventano per tutti" presuppone il rischio, anzi la certezza, che tra quei tutti ci sia chi la userà e la farà evolvere per scopi differenti rispetto a quelli originariamente previsti.



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