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domenica 29 marzo 2015

Ma 'ndo vai se il Big Data non ce l'hai ?

Stiamo vivendo gli anni del Big Data e del Cloud, in questo periodo storico qualsiasi soluzione informatica sembra non poterne fare a meno, soprattutto a livello commerciale e comunicativo però.

Ormai ne parlano tutti, non si può realizzare ma soprattutto vendere o comprare un'architettura software che non abbia questi 2 aspetti ben evidenti.  Chi non lo fa è out.
Una spruzzata qua e la di Big Data e Cloud ci sta sempre bene, serve per far vedere che si sta sulla cresta dell'onda, che si seguono le nuove tecnologie e le tendenze del mercato, poi chissenefrega se invece in quel caso non servono.

Siamo arrivati al punto in cui per registrare 1000 records e farci qualche conteggio statistico sopra, si parla di Big Data ed Analitycs (ecco un'altra parola magica di questi anni), il tutto possibilmente in Cloud.

Sono le mode del mondo IT, chi ci vive da sempre ha imparato a riconoscerle e anche a sfruttarle.

Nel periodo a cavallo tra il vecchio ed il nuovo secolo si parlava solo di Data WareHouse, un qualsiasi database veniva descritto come DWH, non importava se ne avesse effettivamente le caratteristiche, l'importante era utilizzare questa locuzione difficile per enfatizzare il tutto.

Poi a seguire sono arrivate l'EAI (Enterprise Application Architecture), la SOA (Service Oriented Architecture) e la BI (Business Intelligence) che, oltre a imporre realmente nuove tecnologie e metodologie strutturate, sono servite a riempire, troppo spesso anche a sproposito, presentazioni ed articoli per più di un decennio.

Fa comodo a tutti dare enfasi a prodotti, soluzioni ed architetture utilizzando termini cool di ampio respiro, aiuta a vendere ma anche a comprare.

Poi, come tutte le mode passano e di queste tecnologie diventa difficile anche parlarne quando invece servono effettivamente e devono essere utilizzate.
Ci sarà sempre qualcuno che ti dirà "io di queste cose ne parlavo 10 anni fa" presupponendo quindi una tua scarsa visione innovativa, allora è sempre meglio proporre quello che gli interlocutori si aspettano e vogliono sentirsi dire, anche se le soluzioni non sono completamente appropriate al contesto.

I veri professionisti ed amanti dell'Information Technology sanno riconoscere dopo pochi minuti chi parla con cognizione di causa e coloro che invece si riempiono la bocca con tematiche più grandi di loro per sentirsi adeguati. Quest'ultimi non bisogna mai contraddirli, basta guardarli e sorridere, in cuor loro sanno che tu sai.

Image courtesy of photoexplorer at FreeDigitalPhotos.net






mercoledì 18 marzo 2015

Tira più un PDF che un carro di buoi

Non può si fare a meno di notare quanto spazio venga dedicato al nude look femminile ed al gossip soft erotico nelle homepage dei più importanti quotidiani sportivi.
Fermo restando che trovarsi di fronte una foto di Belen è sempre un piacere per tutti (o quasi) noi maschietti, la cosa che colpisce è la numerosità di questi spot/fotogallery/news e le modalità subdole con cui vengono proposti.

Qualsiasi scusa, tirata per i capelli o spesso proprio inventata, è buona per fare un titolo invitante da collegare in qualche modo al mondo dello sport o ai suoi protagonisti e piazzare un culo perizomato e un paio di tette ben posizionate in prima pagina. 

Sarei molto curioso di conoscere gli analytics di questi famosi portali, vorrei verificare il numero di accessi, i canali di acquisizione e le statistiche del comportamento dei visitatori per capire come si giustifica una proposta così invasiva rispetto alle notizie sportive.

Una cosa è certa, una scelta editoriale di questo tipo, fatta da testate importanti differenti, non è casuale ed ha sicuramente un ritorno economico significativo.

Probabilmente si punta sull'istinto del maschio italiano che, una volta entrato sul sito per leggere news della propria squadra del cuore, viene distratto dalla foto di una bella gnocca e sfogliando la fotogallery si dimentica anche per chi fa il tifo.

Non credo che ci sia chi entra appositamente per quel motivo in Tuttosport, SportmediasetGazzetta o Corriere dello Sport ma, una volta elaborato l'input visivo, l'attrazione verso l'altro sesso supera ogni altro tipo di curiosità.
Su questo aspetto fanno leva le strategie di web marketing di questi giornali, in pratica sono le stesse dei piccoli blog che inseriscono banner porno per recuperare qualche soldo.

Così crescono i tempi di permanenza nel sito, i Pay per Click ed i Pay per Impression aumentano e di conseguenza anche le revenue.

Nessuno scandalo, da vecchio bacchettone quale sono però devo dire che mi sembra evidente una caduta di stile.

Pecunia non olet, mi domando però come facciano le grandi firme giornalistiche ad accettare che i loro articoli ed editoriali vadano a finire vicino ai selfie scattati in bagno da qualche WAGS (Wives And Girlfriends of Sportsmen).

Si parla di sport, in fondo un argomento leggero, ma la tendenza sta estendendosi anche ai giornali generalisti.

Le entrate economiche dovute alle vendite delle copie cartacee diminuiscono sempre di più, in qualche modo vanno compensate e si sa che da sempre........Tira più un P.D.F. che un carro di buoi.






mercoledì 18 febbraio 2015

Comunicare in modo efficace: Logica Induttiva vs Logica Deduttiva


Per comunicare in modo efficace bisogna preparare una strategia in base all'obiettivo che si vuole raggiungere ed alla tipologia delle persone a cui ci si rivolge.
Principalmente bisogna definire il Cosa ed il Come, cioè cosa si vuole comunicare e come si intende farlo.

Riguardo al Come, per strutturare un discorso, un documento o il materiale da utilizzare (es. una presentazione a slide), è opportuno organizzare lo schema da seguire con 2 logiche alternative:
  • Logica Deduttiva;
  • Logica Induttiva.
In entrambi i casi la cosa più importante è il messaggio principale che si vuole comunicare, ma ci si arriva con un percorso logico differente.

Image courtesy of ddpavumba at FreeDigitalPhotos.net

Logica Induttiva


Propone concetti basati su raggruppamenti logici.
Parte dal messaggio principale per poi entrare solo successivamente nel merito di: descrizione di contesto, motivazioni, conclusioni e suggerimenti riguardo alle azioni da intraprendere.


Esempio


Vantaggi 

  • Ciascun concetto è sostanzialmente autonomo e auto-consistente rispetto agli altri;
  • Concetti molto chiari e diretti e quindi facili da ricordare;
  • Efficace per un tipo di pubblico ben predisposto ed orientato all’azione.

Svantaggi

  • L'esposizione potrebbe essere troppo assertiva, un messaggio troppo diretto potrebbe essere interpretato un po' come una imposizione.



Logica Deduttiva


Segue un percorso logico a step successivi.
Argomentando le singole parti del ragionamento, porta progressivamente all'esposizione del messaggio principale.



Esempio




Vantaggi

  • Consente di dimostrare logicamente che il messaggio principale è la soluzione migliore;
  • Permette di presentare il perché e mostrare il come allo stesso tempo.

Svantaggi

  • Se i tempi per arrivare alla conclusione fossero troppo lunghi, si avrebbe difficoltà a far mantenere alta l'attenzione degli interlocutori su tutti i passaggi;
  • Se uno dei passaggi logici non fosse convincente, automaticamente tutto il ragionamento perderebbe di efficacia.


Conclusioni


In generale, argomento, obiettivo e tipo di interlocutori sono gli aspetti da considerare prima di scegliere se sia migliore una strategia di comunicazione induttiva o deduttiva.

Dare preferenza ad una logica rispetto all'altra dipende anche dalla cultura delle persone a cui ci si rivolge.
La figura successiva illustra quale logica è solitamente più incisiva nelle diverse aree geografiche.









sabato 7 febbraio 2015

Tecniche di Conferenza: come parlare ad una platea

Avete mai parlato di fronte ad una platea? Pensate sia facile parlare a tante persone?  Credete che basti improvvisare a braccio ed essere spigliato?  Che basterà parlare correttamente per essere capiti ed efficaci?

Beh, se così fosse state sbagliando di grosso, perché tenere una conferenza è una cosa difficile, che bisogna saper preparare, saper condurre ed essere pronti a gestire nel modo migliore altrimenti può rivelarsi addirittura un fallimento.

Image courtesy of renjith krishnan at FreeDigitalPhotos.net

Ciascuno di noi ha delle attitudini, delle cose che gli vengono più naturali rispetto ad altre.
Il talento conta anche nella capacità di comunicazione, un carattere più estroverso è sicuramente avvantaggiato rispetto ad uno più timido.
Una persona che ha la dote naturale di sapersi relazionare parte da una base migliore ma non è assolutamente sufficiente per essere convincenti di fronte ad una platea.
Anche il talento migliore ad un meeting o ad una convention rischia di fare una brutta figura se non applica le best practices di conferenza.
Un altro aspetto fondamentale è l'esperienza che, insieme al grado di preparazione ed all'affinamento delle tecniche, consente anche ai più introversi di potersi migliorare di volta in volta.

Vediamo quali sono i punti principali da curare.


Definizione dell'obiettivo

Forse è l'aspetto più importante perché da questo dipendono anche tutti gli altri.
Senza aver ben definito qual'è lo scopo finale probabilmente la conferenza non avrà una buona riuscita.

Non basta infatti aver individuato l'argomento (cosa scontata, altrimenti di cosa parliamo ?)  ma è fondamentale anche predefinire cosa si vuole ottenere.

Facciamo un esempio, supponiamo che l'argomento sia un nuovo prodotto in uscita sul mercato.
Qual'è l'obiettivo della conferenza ? Che gli uditori dopo vadano a comprarlo oppure che pensino a come poterne ricavare del business ?

In dipendenza dal tipo di obiettivo che ci si pone la conferenza probabilmente dovrà essere impostata in modo diverso.

Avere sempre bene in mente cosa si vuole ottenere è un fattore determinante per riuscire a gestire al meglio una conferenza.


Considerare il tipo di platea

Capire prima quale tipo di uditori ci troveremo davanti è alla base per poter programmare una conferenza al meglio.

Ci sarà un pubblico di esperti o di novizi riguardo all'argomento in questione ?
Per quale motivo seguiranno la conferenza ?
Qual'è il loro livello di interesse ?
Ci saranno interlocutori in grado di controbattere o fare domande scomode ?
Cosa si aspettano dalla conferenza ?

Queste sono tutte domande che è sempre bene porsi prima di passare alla fase di preparazione.
In base al tipo di platea che si prevede è anche possibile che si debba rivedere l'obiettivo. Per fare un esempio paradossale, andreste voi a parlare agli eschimesi con l'obiettivo di farli interessare all'acquisto di frigoriferi ?


Preparazione


Perchè prepararsi

Come in tutte (o quasi) le cose, la preparazione è fondamentale.

Vi buttereste con il paracadute senza aver controllato l'attrezzatura ?
Il rischio che qualcosa vada storto sarebbe altissimo.
Andreste in giro a New York senza cartina alla ricerca dei negozi più famosi ?
Ci potrebbero volere mesi prima di trovarli per caso.
Andreste ad un esame senza aver studiato ?
Quasi sicuramente verreste bocciati.
Fareste un concerto senza mai averlo già preparato e provato con il gruppo ?
Sarebbe certamente una brutta figura.

Tutte le persone di buon senso, a maggior ragione se esperte, sanno che per ottenere un buon risultato non basta essere culturalmente adeguati ed a conoscenza dell'argomento, ma serve una preparazione specifica mirata al raggiungimento dell'obiettivo.

Molti pensano che preparandosi a fondo non sarebbero più spontanei e naturali ma non è così perché la preparazione non deve essere volta ad imparare a memoria, ma ad avere sempre presente dove ti porterà il discorso, a gestire la dialettica mantenendo il controllo della conferenza senza perdere il filo logico.
Seguire una traccia chiara predefinita è il metodo più sicuro per raggiungere l'obiettivo. L'oratore ha maggior efficacia quando, con una dialettica chiara che segue un percorso regolare, guida la platea all'obiettivo e non quando la obbliga a seguirlo in pensieri tortuosi improvvisati al momento.

Chi predilige l'improvvisazione lo fa sottovalutando che il più delle volte la geniale ispirazione del momento viene a mancare con conseguenze pessime. E' sbagliato affidarsi solo al talento, la differenza tra il successo ed il fallimento sta soprattutto in una preparazione accurata rispetto ad una superficiale.
E' quindi meglio organizzare in anticipo la scaletta della conferenza, il materiale ed i propri pensieri.


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Come ci si prepara

La cose che quindi bisogna avere già fissato bene prima di preparare la conferenza sono:

  1. Argomento;
  2. Obiettivo;
  3. Tipo di platea (cosa interessa agli ascoltatori);
  4. Tempo a disposizione.


A questo punto bisogna considerare:

  1. quello che si ha da dire
  2. come si deve dirlo 

in modo da poter scrivere una scaletta da seguire ed una traccia discorsiva che abbia un filo logico.

Particolare attenzione bisogna mettere nel pensare all'inizio ed alla fine della conferenza, cioè all'approccio con il pubblico ed alla conclusione che dovrà indirizzare la platea verso il vostro obiettivo.

Si deve preparare bene tutto il materiale necessario, ad esempio la classica presentazione powerpoint, materiale audio/video e tutto ciò che servirà per illustrare quello che si sta dicendo.

Da tenere in considerazione:

  • le immagini sono più efficaci delle sole parole pertanto è opportuno rappresentare graficamente quanto più possibile;
  • in un discorso paragoni ed analogie rimangono molto impresse e servono a far comprendere più facilmente l'argomento.

Una volta pronti, bisogna provare e riprovare la conferenza, inizialmente anche da soli e poi possibilmente facendosi ascoltare da qualcuno, per verificare i tempi di esecuzione (bisogna cercare di non sforare mai il tempo a disposizione) e se il percorso dialettico porta all'obiettivo nel modo desiderato.

Image courtesy of hywards at FreeDigitalPhotos.net

Prepararsi agli imprevisti
Ulteriore aspetto sul quale bisogna prepararsi è quello degli imprevisti.
Farsi trovare pronti agli imprevisti sembra assurdo ma bisogna avere sempre in mente dei comportamenti tattici e delle risposte preconfezionate che ci consentano di riprendere il nostro percorso verso l'obiettivo.

Ad esempio:
Cosa devo fare se qualcuno interviene sviando il discorso ?
Come mi devo comportare in caso di domanda a cui non so dare una immediata risposta ?

Per casi come questi il suggerimento è quello di prepararsi a dare risposte tipo:
"Molto interessante, è un tema che potremo approfondire alla fine della conferenza",
"Grazie della domanda, prendo nota e le rispondo successivamente".

Preparare il proprio look
Nel presentarsi di fronte ad un pubblico per pochi minuti conta molto l'apparenza.
L'immagine di se stessi già fornisce un messaggio agli interlocutori prima ancora di parlare.
Quindi è importante valutare bene il look personale per essere adeguato all'evento ed al tipo di persone in platea.


Gestione della conferenza

Di seguito alcuni suggerimenti da applicare nel corso della conferenza.

Verificare visibilità e audio
Prima di cominciare verificate sempre se la vostra postazione è visibile e se l'audio è adeguato per far sentire la vostra voce in tutta la sala.
Stessa cosa per il materiale che avete portato, verificate che lo schermo di proiezione sia abbastanza grande e che le scritte siano leggibili dal pubblico.

Mostrare Entusiasmo
Una qualsiasi conferenza va affrontata sempre con entusiasmo, ostentando sicurezza verso la platea.
Se non date evidenza di crederci voi in quello che dite sarà impossibile essere efficaci verso il pubblico.
Le cose vanno dette con forza, è l'entusiasmo l'aspetto più importante per essere convincente.

Fare delle domande
Dopo aver salutato, iniziare facendo una bella domanda può essere la cosa migliore.
Ad esempio: "Avete mai sentito parlare di ......"  oppure  "Siete mai stati in....".
Non ci aspetta una risposta ma serve solo per introdurre l'argomento e contemporaneamente attirare l'attenzione rendendo il pubblico partecipe sin dall'inizio.
E' buona cosa fare domande di questo tipo anche nel proseguo della conferenza, in modo da mantenere alto il livello di coinvolgimento.

Usare il silenzio
Se vedete un pubblico distratto, che chiaccherando non presta troppa attenzione, il modo migliore per rimetterlo in riga è interrompere quello che si sta dicendo facendo silenzio.
Non cadete mai nell'errore di richiedere esplicitamente l'attenzione, vi distrarreste rispetto al discorso iniziato e creereste un rapporto conflittuale con gli interlocutori.
Il silenzio ha un potere molto forte, provate ad applicarlo.

Modulare la voce
Dosate il tono di voce, non deve essere ne troppo forte ne sussurrato. Va modulato in base all'argomento trattato ed al momento della conferenza.

Postura e contegno
Rivolgetevi anche fisicamente sempre verso la platea, guardate sempre il pubblico e non lo schermo di proiezione che probabilmente sta alle vostre spalle.
Muovetevi con disinvoltura, siate rilassati, non giocherellate nervosamente con qualche oggetto e non mettete le mani in tasca.

Seguire la traccia preparata
Articolate il discorso in modo chiaro secondo quanto stabilito, aiutandovi con il materiale che avete preparato (slide, immagini grafiche, video, oggetti).

Verificare l'effetto sugli ascoltatori
Osservate il pubblico e verificate sempre l'effetto che fanno le vostre parole ogni periodo.
Date al pubblico il tempo di valutare progressivamente quello che state dicendo.
Date i tempi giusti al discorso non parlando troppo veloce come una macchinetta.

Ripetere più volte i concetti più importanti
Nel corso della conferenza, ripetete più volte le cose che ritenete più importanti e che volete vengano assolutamente recepite nel modo corretto.

Mostrare sempre disponibilità
Abbiate un atteggiamento sempre simpatico e disponibile, ringraziate sempre il pubblico nelle fasi in cui è opportuno farlo e dichiaratevi sempre pronti a dare ulteriori chiarimenti rispondendo a domande durante o dopo la conferenza.

Non cadere in eventuali provocazioni
Se qualcuno vi interrompe, vi pone delle domande scomode o fa delle affermazioni che vi possono mettere in difficoltà (ad esempio: "non sono d'accordo, non è vero quello che dice") non perdete mai il controllo mettendovi in contrapposizione. L'obiettivo primario è quello di terminare la conferenza secondo la traccia stabilita.

In questi casi è opportuno utilizzare le frasi furbe che abbiamo preparate, tipo: "Grazie dell'intervento, sarà interessante confrontare le nostre diverse idee al termine della conferenza" oppure "Bella domanda, capisco che lei è molto competente, per darle una risposta più precisa c'è bisogno di aggiungere altre informazioni di dettaglio che saprò fornirle in seguito".

Bisogna tenere presente che spesso le persone intervengono, in modo provocatorio ed anche a sproposito, non perché abbiano effettivamente ragione di farlo, ma per dimostrarsi importanti e mettersi in luce nei confronti del resto del pubblico. Quindi la cosa migliore da fare è evitare di smentirli di fronte a tutti ferendo il loro ego, anzi bisogna ringraziarli per l'acutezza dell'intervento e rimandare il confronto alla fine (di rado poi vengono a chiedere effettivamente i chiarimenti).

Gestire le domande finali
Al termine è buona norma dedicare sempre qualche minuto alle Q&A (Questions and Answers), momento per le eventuali richieste di approfondimento.
Una conferenza deve rispettare i tempi stabiliti, quindi il suggerimento anche in questo caso è quello di rispondere in diretta nel caso sia possibile farlo in modo semplice e breve, rimandando quando invece per esporre dei concetti complessi servirebbe molto tempo.

Image courtesy of Stuart Miles at FreeDigitalPhotos.net

Invito all'azione

Quello che accade a seguito della conferenza è la cosa più importante, rappresenta il risultato della conferenza stessa.
Per questo motivo, contestualmente ai saluti (importantissimi), è sempre opportuno chiudere con un invito all'azione, esortando il pubblico a dare un seguito in prima persona.

Ad esempio:
"Ringrazio tutti, vi saluto ed invito a venire nei nostri negozi per provare il prodotto"
oppure
"Grazie per l'attenzione, un caloroso saluto a tutti, non esitate a telefonarmi o mandarmi un'email per avere ulteriori informazioni"

Questo serve anche per poter valutare il successo reale che ha avuto la conferenza, per cercare poi, in caso insuccesso, di prepararla meglio e correggere gli errori alla prossima occasione.

Image courtesy of Stuart Miles at FreeDigitalPhotos.net

Conclusioni

Parlare ad un pubblico non è facile, si può facilmente andare incontro a delle brutte figure anche se si stanno trattando argomenti sui quali si è molto competenti.

Tuttavia con l'esperienza si può migliorare la propria attitudine e con la preparazione si possono ottenere risultati sempre più positivi.

Talento + Preparazione + Esperienza = Successo



Links consigliati

TED - Ideas worth spreading - Se volete imparare un po' dai maestri della conferenza, andate su ted.com, scegliete l'argomento, il video che più vi interessa e la lingua (è possibile selezionare anche i sottotitoli in italiano).
E' sorprendente quanto possa essere avvincente una conferenza tenuta da persone capaci.


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lunedì 28 luglio 2014

Come scegliere il nome di un Software

Il vostro nuovo progetto o prodotto software ha bisogno di un nome ?

La scelta del nome è un fattore molto importante in quanto, dopo giorni passati a scervellarvi giocando con gli acronimi e attaccando parole tipo "FantasticWare" o "MySoft",  e dopo mesi di lavoro investiti nello sviluppo del progetto, è molto brutto poi scoprire che è un nome già utilizzato oppure che non è propriamente adatto al tipo di software che state rilasciando.

La decisione di come chiamarlo deve essere presa molto rapidamente all'inizio di un progetto. Chiaramente non è un aspetto fondamentale ma un buon nome può aiutare un prodotto ad avere successo sul mercato, ad avere un migliore appeal verso i clienti ed una maggiore visibilità generale.

Di seguito alcuni suggerimenti per scegliere un nome efficace ed evitare gli errori più comuni.

Corto è meglio 

Un nome accattivante ed incisivo deve essere breve, preferibilmente di poche sillabe, facilmente utilizzabile su documenti, presentazioni, email e nelle discussioni di tutti i giorni.
Se possibile, scegliere un nome che inizia con una delle prime lettere dell'alfabeto in modo che verrà elencato in cima a liste di software, elenchi di prodotti, ecc.

Comprensibile, mnemonico, facile da pronunciare e da scrivere

Bisogna valutare attentamente se il nome è ben comprensibile, facile da memorizzare e quindi non passibile di storpiature. Chi lo sente deve essere subito in grado di ripeterlo, di scriverlo e di cercarlo sui motori di ricerca senza margini di errore.
Se avete intenzione di scegliere un nome in una lingua straniera (es. in inglese), consultate prima qualcuno che è di madre lingua per valutare se la scelta è opportuna ed evitare parole non corrette o che magari hanno un doppio significato e potrebbero essere imbarazzanti.

Non cercare acronimi a tutti i costi

Non è obbligatorio che un nome sia determinato da un acronimo.  Le parole che lo compongono vengono subito dimenticate mentre quello che resta è solo il nome.
Quindi il suggerimento è quello di preferire un bel nome ad un brutto acronimo.

Non già utilizzato

Evitare di scegliere un nome che sia già uguale o simile ad uno già utilizzato nello stesso ambito di mercato. Valutare sempre l'opportunità delle parole scelte a seconda del contesto (cliente, competitors, mercato).
Google è un ottimo strumento per fare tutte le ricerche del caso.

Marchio non già registrato

Assicurarsi che su quel nome/marchio non ci siano diritti già registrati (copyright, trademark).

Per verificare se un marchio nazionale e' registrato:

• UIBM - Ufficio Italiano Brevetti e Marchi (marchi italiani)
  URL: http://www.uibm.gov.it/uibm/dati/

• UAMI - Ufficio per l'Armonizzazione nel Mercato Interno (marchi europei comunitari)
  URL: http://oami.europa.eu/CTMOnline/RequestManager/it_SearchAdvanced_NoReg

• OMPI - Organizzazione Mondiale per la Proprietà Intellettuale (marchi internazionali)
  URL: http://www.wipo.int/branddb/en/index.jsp

• TMview - Servizio di ricerca cumulativa in 12 Uffici marchi nazionali dell'UE
  URL: http://www.tmview.europa.eu/tmview/welcome.html?language=it

Su Internet naturalmente è possibile reperire ulteriori informazioni su siti specializzati come ad esempio: http://www.marchiodimpresa.it/marchio/ricerca-marchio/ oppure su: http://www.tutelamarchio.com

Dominio internet disponibile

Se si ha intenzione di dare visibilità sulla rete al proprio prodotto, diventa fondamentale acquisire il dominio internet con lo stesso nome. Tipicamente i più importanti per un prodotto italiano sono quelli con i suffissi .it e .com, quindi il consiglio è quello di registrarli entrambi  (es.:  www.miosoftware.com www.miosoftware.it), mentre per i prodotti di community opensource spesso si preferisce .org.

Per verificare se un dominio internet è disponibile:
• WHO IS 
  URL: http://whois.domaintools.com/

Utilizzo di parole che descrivono la tipologia di prodotto

In molti casi può essere utile l'inclusione all'interno del nome di una parola che definisce il tipo di software (ad esempio MyEditor nel caso di sviluppo di un tool di editing, oppure GoodMonitoring per una applicazione di controllo).  La scelta può essere opportuna per far capire subito di cosa si tratta.

Impatto grafico

Valore aggiunto può essere anche il suo potenziale grafico, un nome vincente può infatti essere fonte di ispirazione per un bel logo e per le immagini di presentazione utilizzate dal marketing.



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giovedì 19 giugno 2014

Cos'è il Social Caring

In Italia attualmente circa il 50% della popolazione è connesso e di questi il 90% frequenta un Social Network. Si calcola che Facebook sia frequentato da 6 milioni di italiani. 

Le aziende, per poter continuare ad essere competitive ed il più possibile vicine ai propri clienti, si trovano obbligate ad adattarsi a questo scenario diventando anch'esse più connesse e più social.
I servizi di assistenza, fondamentali per essere credibili sul mercato, si estendono quindi sui Social Network per avvicinare ed interagire con clienti aumentando fidelizzazione e coinvolgimento (Engagement).

Il Social Caring rappresenta una estensione fondamentale del sistema di customer care, fondato sull'ascolto e monitoraggio dei social media, sulla capacità di interagire velocemente con i clienti sui social network ed organizzato in base a strategie e processi aziendali.

Image courtesy of nokhoog_buchachon / FreeDigitalPhotos.net

Con il Social CRM i servizi di customer care si adattano al modello social dando risposte su quelli che vengono chiamati Touchpoint (pagine, gruppi social, blogs) attraverso i diversi Channel (Web in formato desktop e mobile, App, Email, ecc.).

Molte aziende hanno già compreso l'importanza di evolvere in questo nuovo contesto, integrando le attività di social collaboration nei processi e dedicando dei gruppi di lavoro ben strutturati al monitoraggio sistematico della rete ed alla cura della clientela all'interno di essa.

Nascono nuove figure professionali come il Social Media Manager, il Social Media Strategist ed il Community Manager, che collaborano con i settori ComunicazioneMarketing CRM gestendo i contenuti da pubblicare sulle pagine ed i blog istituzionali e soprattutto interagendo direttamente con la clientela su post e commenti.

Se ben gestito, organizzato e supportato con gli opportuni strumenti, il Social Caring porta all'azienda benefici evidenti:
  • avvicina la clientela già fidelizzata o potenziale
  • consente di individuare Opinion Leader ed Influencer del settore
  • garantisce risposte immediate riguardo alla soddisfazione dei clienti
  • permette di collezionare un maggior numero di informazioni sui clienti
  • consente di comprendere in anticipo quelle che sono le necessità della clientela
  • fornisce un quadro aggiornato della web reputation del brand e dei prodotti
  • allevia il carico delle richieste sui Call Center, IVR ed altri canali tradizionali
  • consente di limitare gli investimenti per il potenziamento delle infrastruttura IT dedicata alla assistenza clienti.
All'opposto, se questa opportunità non viene sfruttata o peggio viene mal gestita, i possibili benefici è facile che si tramutino in situazioni negative che possono diventare non più controllabili a causa della rapidità e pervasività di tutto quello che accade in rete.

Per questo motivo, per i brand importanti e per le grandi/medie imprese, è assolutamente sconsigliabile il social caring "Fai da te", ma è opportuno rivolgersi ad agenzie preparate, ai professionisti del web.


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Cos'è la Digital Transformation


sabato 14 dicembre 2013

BYOAIO - Bring Your Own All In One (Porta il tuo tutto in uno)

BYOAIO, l'impronunciabile e quindi inutilizzabile acronimo che ho appena inventato, sintetizza il concetto del Porta il Tuo Tutto in Uno.

Mutuando l'ormai noto BYOD (Bring Your Own Device) cioè Porta il Tuo Dispositivo (http://it.wikipedia.org/wiki/Bring_your_own_device), il concetto iniziale è stato successivamente  esteso anche con  BYOT (Bring Your Own Tecnology) , BYOP (Bring Your Own Phone) e BYOPC (Bring Your Own PC), fino al BYOAIO (Bring Your Own All In One) di cui sopra.

L'idea generale per le aziende è quella di consentire, anzi facilitare,  l'utilizzo degli strumenti personali anche nel contesto lavorativo, quindi di permettere ai propri collaboratori di accedere alle risorse condivise (rete internet, intranet, repository, documenti, stampanti, email, ecc.) tramite i propri Device (PC, Smartphone, Tablet, ecc.).
E' verificato che questo approccio, in un contesto di ufficio moderno in cui si lavora sempre con il computer e si è sempre connessi (Always On) alle reti Internet ed Intranet oltre che a quella telefonica, porta alle aziende soprattutto dei benefici ma anche degli oneri.

Infatti, se da un lato sicuramente è un risparmio per l'azienda, avvantaggia la rapida produttività di coloro che lavorano temporaneamente in quel contesto ed in generale favorisce la capacità di connessione delle persone, che quindi dedicano inevitabilmente più tempo alle attività portandosi sempre dietro i propri strumenti durante l'orario di lavoro ed anche oltre, dall'altro obbliga a dotarsi di sistemi (es. WiFi) che consentano il BYOD in modo facile e trasparente.
Fondamentale inoltre è l'implementazione di meccanismi di sicurezza per evitare che accessi non certificati o manovre incaute possano causare problemi sui sistemi aziendali.

Dal punto di vista del collaboratore che utilizza il proprio device anche in ufficio, la cosa solitamente dopo una iniziale naturale avversione non è più così mal vista, a patto che non generi dei costi aggiuntivi e che qualsiasi add-on (es. software) venga fornito dall'azienda.
In fondo il BYOD permette di non dover portarsi dietro sempre un doppio oggetto e di lavorare al meglio con uno strumento ben conosciuto che in ogni caso già si possiede e si utilizza anche nella vita personale.

Tornando al concetto BYOIAO, sembra ormai evidente che le varie proposte e richieste di mercato, supportate dalla nuove tecnologie, stiano convergendo verso l'oggetto unico. Uno strumento personale in grado di essere telefono, personal computer, office, libro, lettore multimediale, tv, telecomando, ecc., quindi un qualcosa di completo che include All In One tutte le funzionalità.

Le capacità  elaborative degli smartphone/tablet sono già al top, quindi in grado di poter supportare APPlicazioni sempre più complesse e funzionalità evolute di tipo Cloud.  
Per la gran parte delle esigenze anche lavorative sono già ampiamente sufficienti per capacità elaborativa, connettiva e grafica, solo nella ergonomia mostrano dei limiti dovuti alle piccole dimensioni.

In breve tempo avremo il nostro unico personalissimo All In One, sempre lo stesso, potentissimo, che ci accompagnerà in tutte le attività che faremo, in ufficio, a casa, in viaggio ecc.
Nei diversi ambienti ci sarà la possibilità di potergli associare velocemente dei device wireless a seconda delle esigenze (monitor, tastiera, proiettore, stampante, ....).

Nessuno potrà e vorrà più farne a meno del proprio Tutto in Uno, rifiuteremo l'utilizzo di qualsiasi altro strumento che ci verrà proposto perchè avremo il nostro inseparabile Lui (ho immaginato che lo tratteremo con dignità di persona).

Forse il BYOH (Bring Your Own Him) è alle porte.



Image courtesy of FrameAngel / FreeDigitalPhotos.net

sabato 5 ottobre 2013

Introduzione al Web Marketing

Come da definizione, il Digital Marketing identifica un contesto di promozione e pubblicità, finalizzato alla proposizione di un prodotto o di un brand, in cui si fa uso di strumenti tecnologici come computer, smartphone, tablet, telefoni cellulari, game console ecc..

Il Web Marketing, anche detto Internet Marketing, è la parte fondamentale del Digital Marketing e si differenzia dai tipi di marketing tradizionali (Direct Marketing, Pubblicità su giornali, TV, Radio) e non convenzionali (Sponsorizzazione, Guerrilla Marketing), per il fatto di gestire le iniziative pubblicitarie  ed il contatto con la clientela sfruttando i diversi canali della rete Internet.

Gli aspetti che rendono preferibile il Web Marketing o quantomeno che lo rendono appetibile affiancato ai metodi tradizionali sono:
  • importanza sempre maggiore della Web Reputation di un brand o di un prodotto;
  • maggiore facilità di contatto con i clienti o potenziali tali;
  • maggiore efficacia nella fidelizzazione dei clienti e di collezionamento delle loro informazioni (dati anagrafici, email, numero di telefono, gusti, ecc. ), fondamentali per poter poi gestire proposizioni mirate ed indirizzare meglio specifiche campagne di prodotto;
  • influenza che le informazioni presenti in rete e facilmente consultabili  hanno sul Customer Journey (percorso di acquisto).
Naturalmente, alla base dei motivi del successo vanno considerati i trend di quello che sta avvenendo sulla rete in questi anni:
  • la crescita dei frequentatori abituali di Internet;
  • la crescita degli utenti iscritti ai Social;
  • la crescita utenti che preferiscono i giornali online alla carta stampata tradizionale;
  • l'aumento della frequenza di accesso e del tempo di persistenza sulla rete da parte degli utenti che sempre più spesso sono Always On grazie ai terminali mobili (Smartphone e Tablet);
  • l'aumento della fiducia degli utenti nell'utilizzo e-commerce e quindi la possibilità di collegare facilmente la pubblicità di un prodotto al successivo possibile acquisto.
Dal punto di vista economico, il Web Marketing offre in genere un rapporto costo/prestazione/risultati molto favorevole e consente di poter iniziare le campagne avendo anche un budget ridotto oppure investendo gradualmente e progressivamente in fasi successive con la possibilità di valutare volta per volta i risultati.

Infatti, altro elemento fondamentale ed abilitante rispetto ai vecchi metodi è la capacità di controllo in real time che ha chi gestisce la campagna pubblicitaria, grazie a funzionalità dette Analytics che fanno tracking delle attività degli utenti sulla rete, reporting, analisi/correlazione dei dati e consentono quindi di valutare la risposta dei clienti alle azioni di marketing intraprese.

Gli strumenti Analytics a disposizione sono sempre più completi, esistono dashboard di controllo per poter visualizzare i dati (es. click effettuati, pagine visitate, tempo trascorso sul sito, siti di provenienza, terminali ed aree geografica di collegamento, chiavi di ricerca utilizzate, ecc.) e poter agire tempestivamente in modo da migliorare il rendimento delle iniziative.


digital marketing
Image courtesy of Stuart Miles / FreeDigitalPhotos.net

Vediamo quali sono le tipologie di azioni che è possibile intraprendere per preparare una buona strategia di Web Marketing.


SEM - Search Engine Marketing

Un buon ranking (posizionamento) sui motori di ricerca è uno degli aspetti primari per avere visibilità e quindi aumentare il proprio business sul web.
Conoscendo a fondo i meccanismi di funzionamento dei motori di ricerca e rispettando di conseguenza determinati metodi, si possono fare delle scelte di posizionamento mirate, è possibile aumentare sensibilmente il numero di accessi al proprio sito e soprattutto la qualità di delle persone che vi accedono, intendendo per qualità l'attinenza del profilo degli utenti stessi con le tematiche trattate.
Le 2 attività possibili sono:
  • SEO (Search Engine Optimization), interventi di vario genere ed accorgimenti utili a migliorare il ranking e la visibilità del sito curando in particolare: 
    • Landing Page (Pagina in cui il visitatore arriva dopo aver effettuato ricerche o cliccato sui link e banner. Non sempre coincide con la Home Page)
    • Keywords
    • Links
    • Qualità dei Contenuti
    • Bellezza e Velocità del sito
  • PPC (Pay Per Click), rappresentato dal Keyword Advertising, cioè gli annunci a pagamento che compaiono sui motori di ricerca attinenti all'argomento ricercato dall'utente.


DEM - Direct Email Marketing

L'email promozionale, anche comunemente chiamata Newsletter, è ancora il canale di gran lunga più redditizio per il marketing sul WEB.
Il punto di forza è quello di poter raggiungere gli utenti target sulle caselle di posta personali, con la possibilità di costruire delle offerte mirate al loro profilo. 

Chiaramente, per la pubblicità su questo tipo di canale, grande importanza riveste la Mailing List che si ha a disposizione, il cui valore aumenta in base ai seguenti fattori:
  • precisione con cui gli utenti sono profilati ed associati in gruppi di interesse;
  • numerosità di indirizzi email;
  • qualità degli indirizzi email (molti utenti hanno email primarie, secondarie o addirittura trash).
L'Email Marketing ha anche degli aspetti di cui bisogna tenere conto per non compromettere i risultati della campagna o addirittura ottenere l'effetto contrario:
  • la facilità con cui gli utenti possono cancellarsi dalla mailing list;
  • la troppa frequenza di email ricevute o contenuti poco invitanti annoiano l'utente;
  • l'invio massivo delle email potrebbe essere considerato spamming dai server di posta e pertanto potrebbe essere bloccato.
Per limitare i primi 2 problemi, quando possibile, si preferisce aggiungere contenuti propositivi ad email informative utili per il cliente (es., l'assicurazione, nella email che comunica al cliente che è in scadenza la sua polizza, aggiunge anche un messaggio pubblicitario).

Analogamente all'Email Marketing, esiste l' SMS Marketing (in ambito Digital Marketing) che essendo ancora più invasivo per i clienti, va gestito con molta cura. In questo caso è fortemente consigliato associare l'invio dei contenuti propositivi con quelli informativi.    


SMM - Social Media Marketing

Il Social è l'ultimo arrivato tra gli ambiti di applicazione del Web marketing.
La visibilità del brand all'interno dei Social Network è diventato basilare, la Web Reputation ed il posizionamento all'interno dei motori di ricerca, sono fattori fortemente influenzati da quello che avviene all'interno di questi contesti e può incidere in modo decisivo sulle fortune commerciali di una azienda/prodotto.

Caratteristica fondamentale dei contesti Social è la interattività continua che si ha con i propri clienti, ne consegue che le iniziative (profili, pagine, community, gruppi, canali, ecc.) vanno seguite in tempo reale leggendo post, commenti e feedback degli utenti e cercando di cogliere le opportunità di marketing e di branding (proposizione del marchio).

I Social Media, pur mantenendo delle caratteristiche funzionali simili, in effetti sono molto diversi tra loro soprattutto per il target di persone che li frequentano, o meglio, per il diverso approccio che ciascun utente ha collegandosi ad uno o all'altro.
Alcuni (Personal Networks for Spent Time) sono più orientati alle socializzazioni personali ed argomentazioni ricreative, altri (Professional Networks for Invest Time) più professionali sono maggiormente frequentati per condividere informazioni riguardanti il lavoro o tematiche più serie e definite. (Personal vs Professional networks - Infographicsmania )

The-Mindset-Divide-Infographic-infographicsmania.com

Una buona gestione SMM deve tenere conto di questo e differenziare le azioni a seconda del contesto.

Ad integrazione delle attività sui Social Network, sempre più aziende sentono la necessità di avere anche un Corporate Blog per condividere approfondimenti ed aggiornamenti in modo più completo rispetto a quanto possibile sugli altri canali (sito aziendale o pagine dei social network).
Una buona esposizione ed argomenti interessanti, oltre che migliorare la Web Reputation, possono contribuire a fidelizzare ulteriormente i clienti ed influenzarli positivamente nel loro Customer Journey.

Come detto in precedenza, l'impegno per seguire Socials e Blog deve essere continuativo e di qualità, pertanto rivestono grande importanza le nuove figure professionali del Social Media Manager o Community Manager che devono conoscere molto bene le dinamiche del web, avere capacità di relazione online, di scrittura e pubblicazione di articoli e contenuti in genere.

Per farsi una idea dei numeri in ballo nel SMM e quindi dell'importanza che riveste per la aziende, consiglio di dare un'occhiata a questo articolo: Qual'è l'azienda più social ?


Banner Advertising

Il Banner, lo striscione in cui è possibile concentrare immagini, testi ed animazioni, è lo strumento pubblicitario più antico sul Web, viene mostrato quando la pagina che lo contiene viene aperta da un browser e la sua efficacia sta nella capacità di saper attrarre l'attenzione del visitatore in modo da portalo a cliccarci sopra e portarlo sulla Landing Page del sito di destinazione.

In gergo tecnico, l'avvenuta visualizzazione del banner viene chiamata Impression mentre il click dell'utente viene definito Click Through; su questi due eventi si fondano i sistemi di valutazione e pagamento delle campagne pubblicitarie basate su questa tipologia di strumento.
Ad entrambi viene associato un costo unitario che, moltiplicato per il numero di eventi conteggiati, fornirà il conto economico che l'azienda corrisponderà a chi ospita il banner.

Esistono agenzie di ADS che preparano e mettono in opera per le aziende le campagne con i banner  curando in particolare i seguenti fattori:
  • la rotazione su diversi siti/portali;
  • l'indirizzamento verso una utenza target: l'attinenza della proposta commerciale con i contenuti dei siti;
  • il timing delle esposizioni (fasce orarie, tempi di permanenza);
  • il conteggio di Impression e Click fino ad esaurimento del bundle acquistato.
Le statistiche dicono che negli ultimi anni l’efficacia dei banner è drasticamente diminuita se si considera il rapporto Click/Impression che valuta la riuscita di una campagna. 
Inizialmente il rapporto poteva arrivare vicino al 10%, mentre oggi è considerato un buon risultato anche un 2% in quanto la media invece è inferiore al 1%.

Probabilmente il banner ha perso gran parte della sua prerogativa di veicolare utenti verso il sito target, ma data la visibilità rimane inalterata la sua capacità comunicativa per accrescere o mantenere il posizionamento di un brand. 

Nella categoria vanno considerati anche gli Splash Screen (immagini che compaiono mentre la pagina sta caricando e coprono l'intero schermo o parte di esso) ed in generale le Pop-up page pubblicitarie 

Ultima specializzazione in ordine di tempo del Banner Advertising, è quella che li posiziona all'interno delle APP proposte al download gratuito sugli store, in tal modo gli sviluppatori si garantiscono almeno un minimo ritorno economico.    





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Introduzione al Customer Journey



martedì 24 settembre 2013

Introduzione al Customer Journey

Con la locuzione inglese Customer Journey si intende il percorso decisionale ed operativo che il cliente compie nelle varie fasi di acquisto di un qualcosa. Con i cambiamenti introdotti dalla rete e dalle nuove tecnologie:
  • le ormai consolidate modalità di acquisto e pagamento online,
  • la possibilità di effettuare autonomamente e velocemente indagini su ciò che si desidera comprare,
  • la facilità con cui si può avere un confronto preventivo o successivo con coloro che world wide hanno già avuto la stessa esperienza,
  • l’utilizzo massivo dei nuovi terminali Always On (Smartphone e Tablet) con cui si può accedere sempre ai canali di shopping e di informazione (Forum, Feedback e Social Network),
si sono modificate anche le dinamiche del processo di acquisto.

In che modo ora il compratore da un momento X arriva ad acquistare il prodotto Y ?
In che modo l’esperienza d’acquisto influisce successivamente su se stessi e sugli altri ?
Come è cambiato il ruolo del venditore ?

Si tratta di un processo complesso che nel corso del tempo è stato descritto e schematizzato in diversi modi, negli ultimi anni sono stati fatti degli studi che, alla luce delle nuove dinamiche, lo hanno esteso e ne hanno cambiato le caratteristiche.
Per tutti, sia compratori che venditori, è opportuno tenerne conto.

Le fasi fondamentali



Un po' di storia



Studi di qualche anno, basati sulle dinamiche di acquisto fino ai primi anni 2000, non consideravano il momento di Indagine e Riflessione come una delle fasi fondamentali, ma la sovrapponevano ai momenti di Stimolo e di Acquisto.
In effetti nelle fasi 1 e 3, quando si viene in contatto con chi/cosa innesca  lo stimolo, con l’oggetto da comprare e con il venditore, sicuramente il cliente effettua degli approfondimenti e delle considerazioni sull’acquisto che sta valutando.

Nel 2005 un approfondimento di Procter & Gamble sintetizzava il Customer Journey in 3 sole fasi:
1. Stimolo (Pubblicità, Visibilità, Disponibilità)
2. Il primo momento della verità (FMOT), ovvero il primo contatto con il prodotto e con il venditore addetto
3. Il secondo momento della verità (SMOT), ovvero la fase post-vendita, quando il cliente utilizza effettivamente il prodotto e giudica le caratteristiche.


Nel 2011 Google, effettuando studi sulle dinamiche di vendita online, perfeziona ed introduce il concetto di ZMOT conseguenza del fatto che oggi la ricerca, il confronto con gli stimoli e la fase di “persuasione” si giocano sul Web:



FMOT – First Moment Of Truth (Shelf)
Quel momento, che dura tra i tre e i sette secondi, durante i quali una persona all’interno di un negozio (fisico o digitale) rivolge la sua attenzione verso un prodotto e decide o meno di comprarlo.  È il momento il cui il consumatore entra in contatto con il prodotto e con il venditore, valuta e decide o meno per l’Acquisto.

ZMOT – Zero Moment Of Truth
Fase in cui il potenziale acquirente, attraverso ricerche su Forum, Motori di ricerca e sui Social Network, raccoglie informazioni sui prodotti e decide (ancora prima essere in contatto fisico con l’oggetto nel negozio) che cosa comprare.
È il momento che precede l’acquisto ed è di fatto la fase di Indagine e Riflessione ora basata soprattutto sui nuovi canali tecnologici oltre che sulle vecchie modalità

SMOT – Second Moment Of Truth (Experience)
E’ l’esperienza di consumo del prodotto che viene fatta successivamente all’acquisto: la persona può vivere un’esperienza positiva che conferma quanto deciso durante lo FMOT  oppure negativa che fa sì che la persona decida di non comprare più quel determinato prodotto. È il momento post-vendita, di fatto la fase di Esperienza e Considerazioni.

Impatti dello ZMOT tecnologico



  • Dal 2007 al 2009 la percentuale di clienti che decide un acquisto all’interno del punto vendita è diminuito dal 40% al 17%
  • Nel 2011 l’88% dei consumatori USA è coinvolto nello ZMOT prima di andare in un negozio on-line o off-line per un acquisto
  • Nel 2011 in media un consumatore consulta 10.4 fonti prima di effettuare una acquisto «significativo», il doppio rispetto all’anno precedente.


Nella realtà....

…il processo di acquisto è molto più complesso. Le fasi principali possono essere ulteriormente suddivise, dettagliate molto accuratamente e si diversificano a seconda del contesto e del prodotto.


E’ buona cura del venditore approfondire e conoscere le dinamiche del proprio settore e della tipologia dei propri clienti al fine di controllare meglio il processo e poterlo governare.

Considerazioni

  • Costruire stimoli basati sulla sola pubblicità in TV, garantire visibilità all’interno dei punti vendita, ecc. sono aspetti non più sufficienti
  • La ricerca, l’indagine, il confronto con gli stimoli e la persuasione si giocano sul Web
  • Verificare e curare la Web Reputation del prodotto, del brand e del Venditore sono aspetti fondamentali
  • Siti web, social network, blog, forum e community varie sono il nuovo luogo all’interno del quale il consumatore desidera e sceglie il proprio acquisto, prodotto o servizio che sia.
  • Conoscere gli strumenti/canali di ZMOT che utilizza la clientela per anticiparne le riflessioni,  è propedeutico per la vendita
  • Capire in quale fase del percorso si trova il cliente rispetto ad un acquisto e quale è stato lo stimolo, sono aspetti basilare per poter modificare/migliorare la strategia presente e futura di  persuasione e vendita
  • Capire quali sono gli Stimoli principali del contesto di marketing e chi/cosa li veicola, è fondamentale per una strategia di vendita
  • Per un successo commerciale è importante prevedere il Customer Journey e percorrerlo in anticipo rispetto ai potenziali clienti
  • E’ opportuno attendersi clienti preparati, in grado di confutare il venditore sulle caratteristiche del prodotto.

Approfondimenti

La ricerca di Google «Winning the Zero Moment of Truth»

ZMOT  Overview & eBook

L'influenza dei canali online nel Customer Journey
http://think.withgoogle.com/customer-journey-to-purchase/