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venerdì 11 novembre 2016

Cos'è la Digital Transformation


Con la locuzione inglese Digital Transformation (Trasformazione Digitale) si fa riferimento al percorso di cambiamento che infrastrutture e processi aziendali stanno facendo a seguito dell'utilizzo massivo delle nuove tecnologie che supportano un nuovo tipo di relazione tra aziende e clienti (B2B e B2C).

Questo cambiamento, che impatta trasversalmente su diverse aree del business, di fatto sta già avvenendo da tempo e molte aziende lo stanno subendo più o meno inconsapevolmente, quando invece è opportuno che venga guidato in modo strutturato.

La trasformazione digitale, con l'utilizzo di PC, Smartphone e Tablet, ha cambiato le modalità di rela­zione tra le imprese e le persone (clienti finali, consumatori, collaboratori interni ed esterni).  
Il Customer Journey, il percorso di prevendita, vendita e fruizione dei prodotti, si è evoluto e la clientela richiede sempre più una interazione digitale a tutti i livelli, mediante l'utilizzo di APP, Chat, Social, Portali, Blog, ecc..

Tutto ciò rende neces­sa­rio per le aziende di dotarsi di infrastrutture IT in grado di offrire una interazione mul­ti­ca­nale stabile nelle relazioni con la clientela.

Il processo è inarrestabile: Online Touchpoints (APP, Totem, ATM, Web, ecc.), e soluzioni di E-Care, Self Care, Social Care, Social SoftwareChat Contact sono strumenti che hanno affiancato ed in molti casi sostituito i vecchi canali.

Chi non si adegua ai nuovi strumenti, non investe nell'innovazione tecnologica, nell'organizzazione interna e nella review dei processi aziendali, è destinato ad scomparire.




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lunedì 7 dicembre 2015

8 suggerimenti per organizzare riunioni produttive


Le riunioni sono una delle principali cause di perdita di tempo nelle attività aziendali.
Non tutte chiaramente, ma buona parte di esse sono mal impostate e quindi non produttive.
Uno studio americano ha stimato che, prendendo in considerazione il totale del tempo in cui le persone vengono coinvolte nelle riunioni,  il 50% sia inutile.

Da riunioni non efficaci perché organizzate male, inevitabilmente ne conseguono altre riunioni destinate a fare la stessa fine.
Tutto ciò per una azienda ha un costo diretto sulla produttività ed indiretto sugli aspetti economici (tempo sprecato = perdita di denaro).

Image courtesy of D.Castillo Dominici at FreeDigitalPhotos.net

Di seguito alcune direttive per impostare le riunioni in modo migliore. 

  1. Organizzare la riunione. Una riunione possibilmente va organizzata in modo non affrettato affinché si possano indirizzare bene i punti successivi. Convocarla senza avere le idee chiare può essere controproduttivo.
  2. Ridurre al minimo il numero di partecipanti. Non c'è bisogno di invitare tutte le persone interessate (stakeholders), ma solo coloro realmente necessari per indirizzare la decisione finale. Il pensiero degli altri può essere raccolto preventivamente via email o telefono.
  3. Comunicare gli obiettivi in modo chiaro. Fornire ai partecipanti, contestualmente alla convocazione alla riunione, una breve descrizione di quali sono gli obiettivi e cosa ci si aspetta da loro singolarmente, in modo che arrivino preparati.
  4. Fornire una agenda dettagliata. Se la riunione ha più argomenti di discussione è importante fornire preventivamente un ordine del giorno con i relativi orari. Questo permetterà alle persone di venire solo per la parte della riunione che è rilevante per loro. 
  5. Governare la discussione. E' fondamentale che ci sia una persona che coordini e governi con autorevolezza il dibattito, in modo da far focalizzare sempre i partecipanti sugli aspetti importanti e non perdere mai di vista gli obiettivi ed i tempi della riunione stessa.
  6. Definire le prossime azioni. Non terminare la riunione senza decidere quali saranno i prossimi passi da fare. E' fondamentale stabilire le azioni concrete da intraprendere e verificare che tutti i partecipanti le abbiano recepite.
  7. Rispettare gli orari previsti. Iniziare all'orario stabilito anche se qualcuno non è ancora arrivato. Segnalare a tutti quando il tempo sta per finire in modo da far pressione sulle persone per finalizzare le decisioni e definire i prossimi passi. 
  8. Limitare la lunghezza. Se una riunione è stata ben preparata è inutile farla troppo lunga dato che la gente si stanca, si distrae e c'è il rischio di prendere decisioni sbagliate. Piuttosto che farla durare troppo a lungo, se necessario è meglio pianificare un secondo incontro. 

lunedì 20 aprile 2015

Il Social Software in ambito aziendale

La chiave per la collaborazione è la comunicazione. Per ottenere le performance migliori in un qualsiasi lavoro di squadra bisogna mettere in grado le persone di comunicare tra loro nel più semplice modo possibile.


Image courtesy of KROMKRATHOG at FreeDigitalPhotos.net
Il Social Software è una categoria di applicazioni che fornisce funzioni per la collaborazione e la condivisione tra gli utenti. 

Gli esempi di Social Software più noti sono:

  • Email
  • Forum 
  • Wiki 
  • Blogs
  • IM - Instant Messaging (es.: Skype, Messenger, Hangout, ecc.) 
  • Pagine, Gruppi e Community tematiche sui Social Network.

Il Social Software in ambito aziendale

Questi strumenti, in molti casi integrati tra loro in "ecosistemi" tipo Google, Microsoft, Yahoo e Facebook, rappresentano ormai un aspetto molto importante anche in ambito professionale ed aziendale oltre che privato. 

Il Social Caring, il dialogo con la propria clientela tramite le pagine dei Social Network e dei Blogs, è ormai una pratica obbligatoria per le aziende medio grandi.

L’Instant Messaging è uno strumento sempre più diffuso per dare supporto ai propri clienti da remoto ma è anche usato, spesso in modo spontaneo, come mezzo di comunicazione interna tra colleghi di una stessa azienda che hanno necessità di collaborare a distanza in modo semplice e veloce.

Secondo statistiche ottenute da società specializzate, la produttività migliora di circa il 20-25% nelle organizzazioni che hanno i dipendenti collegati online con la possibilità immediata di poter "chattare" e condividere materiale tra loro.
Nonostante questi benefici siano ben noti, in molti contesti imprenditoriale pubblici e privati ancora si ostacola l'utilizzo dei Social Software, pensando che i dipendenti possano perderci tempo in modo significativo pesando quindi negativamente sulla produttività. 

Tuttavia l'utilizzo autorizzato degli strumenti applicativi Social è in forte crescita, spesso viene addirittura imposto dalle aziende ai propri collaboratori. Sicuramente in futuro la tendenza aumenterà considerando l'integrazione nei processi di lavoro di funzionalità Cloud sempre più evolute per la collaborazione online e la scambio di materiale su storage esterni condivisi.

Altri Social Software

Altre tipologie di Social Software più specifiche e meno diffuse sono:
  • Social Guides: canali per condividere posti da visitare, dove dormire, mangiare e divertirsi. Solitamente in ottica multicanale sono realizzate sia sotto forma di portali Web che di App.
  • Social Networks commerciali: canali Web e App realizzate per fidelizzare i clienti attorno ad un brand o ad un prodotto. 
  • Social Online Storage: archivi e strumenti che consentono la distribuzione P2P (peer-to-peer) di file molto grossi.
  • Social Bookmarking: strumenti per la condivisione di playlist, "segnalibri" o "preferiti" che possono essere poi fruite tramite Web o App. 
  • Virtual Worlds: applicazioni complesse che consentono di incontrarsi e interagire con altre persone in un ambiente virtuale (es. SecondLife).
  • Social Gaming: applicativi online che forniscono dei tavoli da gioco virtuali nei quali gli utenti reali possono giocare (es. Poker Online).

L'evoluzione dei Social Software

Per continuare a fornire un valore aggiunto alla produttività aziendale ed ambire ad avere la dignità di veri e propri sistemi riconosciuti, le applicazioni di Social Software dovranno evolvere tenendo conto di aspetti importanti.

Integrazione
Non dovranno essere elementi aggiuntivi a quello che già esiste ma essere parte fondamentale della struttura tecnologica. Gli strumenti Social più moderni dovranno essere integrati con quelli già consolidati su delle piattaforme uniche, che non diano evidenza di ciò che è vecchio e ciò che invece è nuovo. 

Usabilità e Socialità
Dovranno essere:
  • Più veloci, più intelligenti, più semplici e più usabili. La nuova tecnologia deve essere in grado di facilitare il lavoro rispetto al presente.
  • Multicanale (utilizzabili da PC, Tablet, Smartphone).
  • Realmente Social, includere quindi funzionalità per collaborazione, profili individuali e di gruppo, IM, community, chat, blog, wiki, ecc, avere quindi tutte le caratteristiche di un buon Social Network. 

In caso contrario non verranno utilizzati e le persone continueranno ad usare altri social già consolidati. 

Cambiamento
Il loro utilizzo dovrà essere incluso nei processi aziendali, tale cambiamento va guidato dall'azienda con le giuste tecniche di Change Management.
Questo cambiamento deve essere presentato in modo chiaro come un miglioramento all'organizzazione, non come un accessorio ad essa.
Per avere successo, l'utilizzo di un Social Software deve essere sposato inizialmente dalle persone chiave in azienda e poi progressivamente riconosciuto da tutti come una opportunità di crescita.


Image courtesy of sumetho at FreeDigitalPhotos.net

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mercoledì 18 febbraio 2015

Comunicare in modo efficace: Logica Induttiva vs Logica Deduttiva


Per comunicare in modo efficace bisogna preparare una strategia in base all'obiettivo che si vuole raggiungere ed alla tipologia delle persone a cui ci si rivolge.
Principalmente bisogna definire il Cosa ed il Come, cioè cosa si vuole comunicare e come si intende farlo.

Riguardo al Come, per strutturare un discorso, un documento o il materiale da utilizzare (es. una presentazione a slide), è opportuno organizzare lo schema da seguire con 2 logiche alternative:
  • Logica Deduttiva;
  • Logica Induttiva.
In entrambi i casi la cosa più importante è il messaggio principale che si vuole comunicare, ma ci si arriva con un percorso logico differente.

Image courtesy of ddpavumba at FreeDigitalPhotos.net

Logica Induttiva


Propone concetti basati su raggruppamenti logici.
Parte dal messaggio principale per poi entrare solo successivamente nel merito di: descrizione di contesto, motivazioni, conclusioni e suggerimenti riguardo alle azioni da intraprendere.


Esempio


Vantaggi 

  • Ciascun concetto è sostanzialmente autonomo e auto-consistente rispetto agli altri;
  • Concetti molto chiari e diretti e quindi facili da ricordare;
  • Efficace per un tipo di pubblico ben predisposto ed orientato all’azione.

Svantaggi

  • L'esposizione potrebbe essere troppo assertiva, un messaggio troppo diretto potrebbe essere interpretato un po' come una imposizione.



Logica Deduttiva


Segue un percorso logico a step successivi.
Argomentando le singole parti del ragionamento, porta progressivamente all'esposizione del messaggio principale.



Esempio




Vantaggi

  • Consente di dimostrare logicamente che il messaggio principale è la soluzione migliore;
  • Permette di presentare il perché e mostrare il come allo stesso tempo.

Svantaggi

  • Se i tempi per arrivare alla conclusione fossero troppo lunghi, si avrebbe difficoltà a far mantenere alta l'attenzione degli interlocutori su tutti i passaggi;
  • Se uno dei passaggi logici non fosse convincente, automaticamente tutto il ragionamento perderebbe di efficacia.


Conclusioni


In generale, argomento, obiettivo e tipo di interlocutori sono gli aspetti da considerare prima di scegliere se sia migliore una strategia di comunicazione induttiva o deduttiva.

Dare preferenza ad una logica rispetto all'altra dipende anche dalla cultura delle persone a cui ci si rivolge.
La figura successiva illustra quale logica è solitamente più incisiva nelle diverse aree geografiche.









sabato 7 febbraio 2015

Tecniche di Conferenza: come parlare ad una platea

Avete mai parlato di fronte ad una platea? Pensate sia facile parlare a tante persone?  Credete che basti improvvisare a braccio ed essere spigliato?  Che basterà parlare correttamente per essere capiti ed efficaci?

Beh, se così fosse state sbagliando di grosso, perché tenere una conferenza è una cosa difficile, che bisogna saper preparare, saper condurre ed essere pronti a gestire nel modo migliore altrimenti può rivelarsi addirittura un fallimento.

Image courtesy of renjith krishnan at FreeDigitalPhotos.net

Ciascuno di noi ha delle attitudini, delle cose che gli vengono più naturali rispetto ad altre.
Il talento conta anche nella capacità di comunicazione, un carattere più estroverso è sicuramente avvantaggiato rispetto ad uno più timido.
Una persona che ha la dote naturale di sapersi relazionare parte da una base migliore ma non è assolutamente sufficiente per essere convincenti di fronte ad una platea.
Anche il talento migliore ad un meeting o ad una convention rischia di fare una brutta figura se non applica le best practices di conferenza.
Un altro aspetto fondamentale è l'esperienza che, insieme al grado di preparazione ed all'affinamento delle tecniche, consente anche ai più introversi di potersi migliorare di volta in volta.

Vediamo quali sono i punti principali da curare.


Definizione dell'obiettivo

Forse è l'aspetto più importante perché da questo dipendono anche tutti gli altri.
Senza aver ben definito qual'è lo scopo finale probabilmente la conferenza non avrà una buona riuscita.

Non basta infatti aver individuato l'argomento (cosa scontata, altrimenti di cosa parliamo ?)  ma è fondamentale anche predefinire cosa si vuole ottenere.

Facciamo un esempio, supponiamo che l'argomento sia un nuovo prodotto in uscita sul mercato.
Qual'è l'obiettivo della conferenza ? Che gli uditori dopo vadano a comprarlo oppure che pensino a come poterne ricavare del business ?

In dipendenza dal tipo di obiettivo che ci si pone la conferenza probabilmente dovrà essere impostata in modo diverso.

Avere sempre bene in mente cosa si vuole ottenere è un fattore determinante per riuscire a gestire al meglio una conferenza.


Considerare il tipo di platea

Capire prima quale tipo di uditori ci troveremo davanti è alla base per poter programmare una conferenza al meglio.

Ci sarà un pubblico di esperti o di novizi riguardo all'argomento in questione ?
Per quale motivo seguiranno la conferenza ?
Qual'è il loro livello di interesse ?
Ci saranno interlocutori in grado di controbattere o fare domande scomode ?
Cosa si aspettano dalla conferenza ?

Queste sono tutte domande che è sempre bene porsi prima di passare alla fase di preparazione.
In base al tipo di platea che si prevede è anche possibile che si debba rivedere l'obiettivo. Per fare un esempio paradossale, andreste voi a parlare agli eschimesi con l'obiettivo di farli interessare all'acquisto di frigoriferi ?


Preparazione


Perchè prepararsi

Come in tutte (o quasi) le cose, la preparazione è fondamentale.

Vi buttereste con il paracadute senza aver controllato l'attrezzatura ?
Il rischio che qualcosa vada storto sarebbe altissimo.
Andreste in giro a New York senza cartina alla ricerca dei negozi più famosi ?
Ci potrebbero volere mesi prima di trovarli per caso.
Andreste ad un esame senza aver studiato ?
Quasi sicuramente verreste bocciati.
Fareste un concerto senza mai averlo già preparato e provato con il gruppo ?
Sarebbe certamente una brutta figura.

Tutte le persone di buon senso, a maggior ragione se esperte, sanno che per ottenere un buon risultato non basta essere culturalmente adeguati ed a conoscenza dell'argomento, ma serve una preparazione specifica mirata al raggiungimento dell'obiettivo.

Molti pensano che preparandosi a fondo non sarebbero più spontanei e naturali ma non è così perché la preparazione non deve essere volta ad imparare a memoria, ma ad avere sempre presente dove ti porterà il discorso, a gestire la dialettica mantenendo il controllo della conferenza senza perdere il filo logico.
Seguire una traccia chiara predefinita è il metodo più sicuro per raggiungere l'obiettivo. L'oratore ha maggior efficacia quando, con una dialettica chiara che segue un percorso regolare, guida la platea all'obiettivo e non quando la obbliga a seguirlo in pensieri tortuosi improvvisati al momento.

Chi predilige l'improvvisazione lo fa sottovalutando che il più delle volte la geniale ispirazione del momento viene a mancare con conseguenze pessime. E' sbagliato affidarsi solo al talento, la differenza tra il successo ed il fallimento sta soprattutto in una preparazione accurata rispetto ad una superficiale.
E' quindi meglio organizzare in anticipo la scaletta della conferenza, il materiale ed i propri pensieri.


Image courtesy oKROMKRATHOG at FreeDigitalPhotos.net


Come ci si prepara

La cose che quindi bisogna avere già fissato bene prima di preparare la conferenza sono:

  1. Argomento;
  2. Obiettivo;
  3. Tipo di platea (cosa interessa agli ascoltatori);
  4. Tempo a disposizione.


A questo punto bisogna considerare:

  1. quello che si ha da dire
  2. come si deve dirlo 

in modo da poter scrivere una scaletta da seguire ed una traccia discorsiva che abbia un filo logico.

Particolare attenzione bisogna mettere nel pensare all'inizio ed alla fine della conferenza, cioè all'approccio con il pubblico ed alla conclusione che dovrà indirizzare la platea verso il vostro obiettivo.

Si deve preparare bene tutto il materiale necessario, ad esempio la classica presentazione powerpoint, materiale audio/video e tutto ciò che servirà per illustrare quello che si sta dicendo.

Da tenere in considerazione:

  • le immagini sono più efficaci delle sole parole pertanto è opportuno rappresentare graficamente quanto più possibile;
  • in un discorso paragoni ed analogie rimangono molto impresse e servono a far comprendere più facilmente l'argomento.

Una volta pronti, bisogna provare e riprovare la conferenza, inizialmente anche da soli e poi possibilmente facendosi ascoltare da qualcuno, per verificare i tempi di esecuzione (bisogna cercare di non sforare mai il tempo a disposizione) e se il percorso dialettico porta all'obiettivo nel modo desiderato.

Image courtesy of hywards at FreeDigitalPhotos.net

Prepararsi agli imprevisti
Ulteriore aspetto sul quale bisogna prepararsi è quello degli imprevisti.
Farsi trovare pronti agli imprevisti sembra assurdo ma bisogna avere sempre in mente dei comportamenti tattici e delle risposte preconfezionate che ci consentano di riprendere il nostro percorso verso l'obiettivo.

Ad esempio:
Cosa devo fare se qualcuno interviene sviando il discorso ?
Come mi devo comportare in caso di domanda a cui non so dare una immediata risposta ?

Per casi come questi il suggerimento è quello di prepararsi a dare risposte tipo:
"Molto interessante, è un tema che potremo approfondire alla fine della conferenza",
"Grazie della domanda, prendo nota e le rispondo successivamente".

Preparare il proprio look
Nel presentarsi di fronte ad un pubblico per pochi minuti conta molto l'apparenza.
L'immagine di se stessi già fornisce un messaggio agli interlocutori prima ancora di parlare.
Quindi è importante valutare bene il look personale per essere adeguato all'evento ed al tipo di persone in platea.


Gestione della conferenza

Di seguito alcuni suggerimenti da applicare nel corso della conferenza.

Verificare visibilità e audio
Prima di cominciare verificate sempre se la vostra postazione è visibile e se l'audio è adeguato per far sentire la vostra voce in tutta la sala.
Stessa cosa per il materiale che avete portato, verificate che lo schermo di proiezione sia abbastanza grande e che le scritte siano leggibili dal pubblico.

Mostrare Entusiasmo
Una qualsiasi conferenza va affrontata sempre con entusiasmo, ostentando sicurezza verso la platea.
Se non date evidenza di crederci voi in quello che dite sarà impossibile essere efficaci verso il pubblico.
Le cose vanno dette con forza, è l'entusiasmo l'aspetto più importante per essere convincente.

Fare delle domande
Dopo aver salutato, iniziare facendo una bella domanda può essere la cosa migliore.
Ad esempio: "Avete mai sentito parlare di ......"  oppure  "Siete mai stati in....".
Non ci aspetta una risposta ma serve solo per introdurre l'argomento e contemporaneamente attirare l'attenzione rendendo il pubblico partecipe sin dall'inizio.
E' buona cosa fare domande di questo tipo anche nel proseguo della conferenza, in modo da mantenere alto il livello di coinvolgimento.

Usare il silenzio
Se vedete un pubblico distratto, che chiaccherando non presta troppa attenzione, il modo migliore per rimetterlo in riga è interrompere quello che si sta dicendo facendo silenzio.
Non cadete mai nell'errore di richiedere esplicitamente l'attenzione, vi distrarreste rispetto al discorso iniziato e creereste un rapporto conflittuale con gli interlocutori.
Il silenzio ha un potere molto forte, provate ad applicarlo.

Modulare la voce
Dosate il tono di voce, non deve essere ne troppo forte ne sussurrato. Va modulato in base all'argomento trattato ed al momento della conferenza.

Postura e contegno
Rivolgetevi anche fisicamente sempre verso la platea, guardate sempre il pubblico e non lo schermo di proiezione che probabilmente sta alle vostre spalle.
Muovetevi con disinvoltura, siate rilassati, non giocherellate nervosamente con qualche oggetto e non mettete le mani in tasca.

Seguire la traccia preparata
Articolate il discorso in modo chiaro secondo quanto stabilito, aiutandovi con il materiale che avete preparato (slide, immagini grafiche, video, oggetti).

Verificare l'effetto sugli ascoltatori
Osservate il pubblico e verificate sempre l'effetto che fanno le vostre parole ogni periodo.
Date al pubblico il tempo di valutare progressivamente quello che state dicendo.
Date i tempi giusti al discorso non parlando troppo veloce come una macchinetta.

Ripetere più volte i concetti più importanti
Nel corso della conferenza, ripetete più volte le cose che ritenete più importanti e che volete vengano assolutamente recepite nel modo corretto.

Mostrare sempre disponibilità
Abbiate un atteggiamento sempre simpatico e disponibile, ringraziate sempre il pubblico nelle fasi in cui è opportuno farlo e dichiaratevi sempre pronti a dare ulteriori chiarimenti rispondendo a domande durante o dopo la conferenza.

Non cadere in eventuali provocazioni
Se qualcuno vi interrompe, vi pone delle domande scomode o fa delle affermazioni che vi possono mettere in difficoltà (ad esempio: "non sono d'accordo, non è vero quello che dice") non perdete mai il controllo mettendovi in contrapposizione. L'obiettivo primario è quello di terminare la conferenza secondo la traccia stabilita.

In questi casi è opportuno utilizzare le frasi furbe che abbiamo preparate, tipo: "Grazie dell'intervento, sarà interessante confrontare le nostre diverse idee al termine della conferenza" oppure "Bella domanda, capisco che lei è molto competente, per darle una risposta più precisa c'è bisogno di aggiungere altre informazioni di dettaglio che saprò fornirle in seguito".

Bisogna tenere presente che spesso le persone intervengono, in modo provocatorio ed anche a sproposito, non perché abbiano effettivamente ragione di farlo, ma per dimostrarsi importanti e mettersi in luce nei confronti del resto del pubblico. Quindi la cosa migliore da fare è evitare di smentirli di fronte a tutti ferendo il loro ego, anzi bisogna ringraziarli per l'acutezza dell'intervento e rimandare il confronto alla fine (di rado poi vengono a chiedere effettivamente i chiarimenti).

Gestire le domande finali
Al termine è buona norma dedicare sempre qualche minuto alle Q&A (Questions and Answers), momento per le eventuali richieste di approfondimento.
Una conferenza deve rispettare i tempi stabiliti, quindi il suggerimento anche in questo caso è quello di rispondere in diretta nel caso sia possibile farlo in modo semplice e breve, rimandando quando invece per esporre dei concetti complessi servirebbe molto tempo.

Image courtesy of Stuart Miles at FreeDigitalPhotos.net

Invito all'azione

Quello che accade a seguito della conferenza è la cosa più importante, rappresenta il risultato della conferenza stessa.
Per questo motivo, contestualmente ai saluti (importantissimi), è sempre opportuno chiudere con un invito all'azione, esortando il pubblico a dare un seguito in prima persona.

Ad esempio:
"Ringrazio tutti, vi saluto ed invito a venire nei nostri negozi per provare il prodotto"
oppure
"Grazie per l'attenzione, un caloroso saluto a tutti, non esitate a telefonarmi o mandarmi un'email per avere ulteriori informazioni"

Questo serve anche per poter valutare il successo reale che ha avuto la conferenza, per cercare poi, in caso insuccesso, di prepararla meglio e correggere gli errori alla prossima occasione.

Image courtesy of Stuart Miles at FreeDigitalPhotos.net

Conclusioni

Parlare ad un pubblico non è facile, si può facilmente andare incontro a delle brutte figure anche se si stanno trattando argomenti sui quali si è molto competenti.

Tuttavia con l'esperienza si può migliorare la propria attitudine e con la preparazione si possono ottenere risultati sempre più positivi.

Talento + Preparazione + Esperienza = Successo



Links consigliati

TED - Ideas worth spreading - Se volete imparare un po' dai maestri della conferenza, andate su ted.com, scegliete l'argomento, il video che più vi interessa e la lingua (è possibile selezionare anche i sottotitoli in italiano).
E' sorprendente quanto possa essere avvincente una conferenza tenuta da persone capaci.


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venerdì 30 gennaio 2015

Freewheeling e Brainstorming, a cosa servono e come funzionano

Probabilmente in molti ne hanno già sentito parlare, sicuramente più di frequente del Brainstorming che del Freewheeling. Cosa significano realmente questi due concetti ed a cosa servono ? 
Come si applicano tecnicamente ?

Definizione

Freewheeling significa: discussione a ruota (wheel) libera (free), lasciar circolare liberamente i pensieri esprimendo la propria creatività senza vincoli.
Brainstorming significa: utilizzo del cervello (brain) per prendere d’assalto (storm) i problemi. Spesso tradotto come tempesta di cervelli.

Storia

Il primo ispiratore di queste tecniche fu l'americano Alex Osborn che a partire dal 1953 le documentò in diverse pubblicazioni, in particolare nel libro Applied Imagination.
Le sue direttive suscitarono subito molto interesse sia in ambito universitario che all'interno di molte aziende che iniziarono a metterle in pratica perfezionandole.
Già nel 1955 alla General Motors un nutrito gruppo di dirigenti fu istruito all'utilizzo del Freewheeling e del Brainstorming, in breve tempo l'esempio fu seguito anche da tante altre importanti aziende orientate all'utilizzo di tecniche all'avanguardia.
Oggi tali metodologie sono pratiche consolidate, largamente utilizzate ed insegnate come best practices di project e team management.

A cosa servono

Freewheeling e Brainstorming sono tecniche che servono a trovare soluzioni, a generare ed individuare le idee migliori.

Su cosa si basano

Il metodo in entrambi i casi è basato sulla Associazione di Idee, in altre parole sul concetto che un'idea tira l'altra.

Image courtesy of Sujin watiporn at FreeDigitalPhotos.net


Come funziona il Freewheeling

Questo metodo è individuale, va quindi applicato da un persona sola in autonomia. Dando modo ai propri pensieri di svilupparsi liberamente si causa una associazione di idee sequenziale.

La tecnica del Freewheeling si divide in due fasi:

Fase 1: Raccolta
Una volta individuato l'argomento o il problema, bisogna permettere ai nostri pensieri di vagare liberamente, senza controllo, possibilmente in un contesto di tranquillità e rilassatezza.
Il nostro spirito deve rendersi conto che in quel momento può spaziare senza limiti.
Prima che si decida qualcosa scegliendo una soluzione, bisogna lasciare libera la nostra immaginazione, astenendoci dall'esprimere giudizi più razionali che blocchino la creatività anche se si giunge a conclusioni impossibili.
E' necessario, scrivendo con carta e penna o più facilmente registrando la nostra voce, prendere nota di tutti i pensieri, anche dei voli pindarici impossibili che la nostra mente ha elaborato.
Questa fase deve durare un tempo consistente, sufficiente a raccogliere un buon numero di idee.

Fase 2: Valutazione
La seconda fase consiste nel rivedere sequenzialmente in modo più razionale tutte le nostre idee, eliminando quelle impossibili o senza senso. Va fatta una selezione ricorsiva sempre più ristretta che, dopo attenta riflessione, alla fine porti alla scelta migliore.


Image courtesy of Sujin Jetkasettakorn at FreeDigitalPhotos.net

Come funziona il Brainstorming

La tecnica del Brainstorming è analoga a quella del Freewheeling ma in un contesto in cui le idee vengono prodotte insieme ad altre persone.
Il fattore fondamentale su cui si basa è che una corretta collaborazione di più teste pensanti è in grado di elaborare idee migliori rispetto ad una sola.
Sicuramente avete anche voi vissuto situazioni in cui un pensiero esternato da un'altra persona vi porta a svilupparne altri, una parola di un interlocutore ve ne suggerisce un'altra che altrimenti non vi sarebbe mai venuta in mente. Ecco il Brainstorming si fonda sui meccanismi di questo tipo che si innescano in un gruppo di persone collaborativo.

Anche nel Brainstorming è molto importante tenere separate le due fasi.

Fase 1: Raccolta
Il gruppo di persone coinvolte deve sedersi attorno ad un tavolo e ciascuno è libero di esprimere qualsiasi idea gli venga in mente riguardo ad un determinato argomento o problema.

Tutto deve essere annotato o registrato, fino a collezionare circa un centinaio di pensieri.

Regola fondamentale è che: è vietata qualsiasi critica o commento a idee espresse in precedenza. 

Non devono assolutamente essere mosse critiche o osservazioni che restringano in alcun modo la creatività e di conseguenza la portata della proposta di ciascuno.
Il motivo è che un commento negativo ad una idea potrebbe inibire successivamente la persona che l'ha formulata, bloccandone di fatto la libertà di espressione nel proseguimento del brainstorming.

E' importante che tutti capiscano che lo scopo di questa fase non è trovare la soluzione migliore, ma raccogliere il maggior numero di idee, anche quelle che possono sembrare improponibili.

Con l'associazione di idee, una proposta assurda potrebbe richiamarne altre che invece saranno importanti e risolutive.

Questa fase deve avere una durata adeguata all'argomento/problema in discussione.
Le statistiche dicono che:

  • nel secondo quarto d'ora viene prodotto un numero di idee anche 3 volte superiore rispetto al primo quarto d'ora;
  • l'idea migliore solitamente esce fuori tra la 50esima e la 100esima;

quindi è importante non affrettare mai la chiusura del Brainstorming.

Non è necessario che tutti i partecipanti siano competenti sull'argomento in questione, spesso le idee più semplici e geniali vengono da persone inesperte e non direttamente coinvolte.


Fase 2: Valutazione
Anche nel Brainstorming la seconda fase è quella valutativa.
Il gruppo di lavoro congiunto deve esaminare sequenzialmente e ricorsivamente le idee, eliminando quelle non adeguate fino a restringere il cerchio alle migliori.
A questo punto, per la scelta finale tra le idee selezionate, è necessaria un'analisi approfondita da parte delle persone più esperte che hanno la responsabilità effettiva della decisione.


Image courtesy of nongpimmy at FreeDigitalPhotos.net


Conclusioni

Freewheeling e Brainstorming sono metodi idonei a trovare soluzioni sia in un contesto lavorativo che nella vita privata.
Il buon successo è vincolato dal fatto che tutti i partecipanti, non solo il coordinatore, siano consapevoli delle fasi di applicazione e delle regole imprescindibili sopra descritte.

Nelle aziende l'utilizzo del Brainstorming, libera la creatività dei collaboratori rendendoli anche più consapevoli e partecipi delle decisioni che vengono prese, rende le riunioni più produttive e contribuisce ad ammorbidire le tipiche divergenze di opinione.

Anche nella vita privata è possibile trovare applicazione.
Immaginiamo ad esempio di dover scegliere insieme ai propri familiari o agli amici un posto dove andare in vacanza, ognuno propone la propria meta e prendendo atto di quanto suggeriscono gli altri è in grado di rilanciare a sua volta una nuova idea migliorativa della precedente.



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venerdì 30 maggio 2014

Innovazione e Cambiamento

.
Una delle vignette più carine e significative, tra quelle che girano sui social in questo periodo, è quella dei due lavoratori che spingono faticosamente un carretto con le ruote quadrate rifiutando, in quanto troppo occupati,  l'aiuto di un amico che propone di modificarlo con ruote rotonde.
Di questa immagine ne esistono 2 versioni, una disegnata, l'altra realizzata con pupazzetti lego o playmobil, ma che rappresentano esattamente la stessa cosa.


Il tema, seppur interpretato con una grande ironia, è quello dell'innovazione e del cambiamento, argomenti strettamente collegati ma non sempre direttamente conseguenti tra loro.

Infatti, se già è molto difficile creare qualcosa di innovativo, ancora più difficile generare un cambiamento reale portandolo ad essere utile, utilizzato e quindi produttivo.

I simpatici fumetti evidenziano l'ottusità di coloro che rifiutano il miglioramento, ciechi di fronte ad una possibile evoluzione tanto da giustificarsi con il fatto che sono troppo impegnati per poterla applicare. 

La cosa fa sorridere, ma non è così distante dalla realtà.
Nessun cambiamento è "Gratis" e indolore, ci sono sempre degli impatti inevitabili che bisogna prevedere e saper gestire.

Quando un' innovazione deve andare ad incidere non su un carretto ma in un contesto complesso (es. una organizzazione, un mercato, una azienda, la società), il cambiamento va pianificato, preparato e gestito con professionalità manageriale, altrimenti è quasi sicuramente destinato a fallire.

I Change Manager devono predisporre le strutture, l'organizzazione, i processi e la corretta comunicazione.

Particolare importanza rivestono le Key People, le persone chiave che prima degli altri dovranno sposare l'idea e contribuire in modo convinto alla diffusione della innovazione, di qualsiasi tipo essa sia.
Fondamentale è preparare le persone, perchè dovranno essere coinvolte e rassicurate riguardo alla strada che verrà intrapresa ed ai benefici che ne seguiranno.

Va preparato il transitorio, periodo in cui la novità non è ancora totalmente applicata e digerita, durante il quale i benefici non sono ancora evidenti e che quindi è opportuno gestire bene a livello organizzativo e soprattutto comunicativo.

Un cambiamento, di qualsiasi tipo organizzativo o tecnologico, è sempre un momento difficile per coloro che ne sono parte, nell'individuo si possono innescare diverse fasi come la perplessità, il rifiuto, la frustrazione per poi passare all'accettazione, all' abitudine, al convincimento e, se il processo è positivo, all'apprezzamento ed alla collaborazione.

Se le dinamiche di un cambiamento non vengono tutte considerate e ben guidate, le possibilità di successo si riducono drasticamente.
Per questo motivo si da sempre più importanza al Change Management, disciplina che include l'insieme delle metodologie, degli strumenti e delle best practices con cui è opportuno governare l'introduzione delle innovazioni.
Sulla Gestione del Cambiamento esistono corsi, rivolti a Manager e Project Manager, che insegnano le direttive per un corretto approccio.
Soprattutto nell'ambito dell'Information Technology, dove le proposte innovative sono molto più frequenti, diventa basilare conoscerne le linee guida generali prima di definire le attività da fare nel contesto specifico.

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